In Serie A Gianluca Lapadula non segnava dal 16 maggio 2021 in Benevento-Crotone 1-1, la partita che diede la salvezza aritmetica al Cagliari di Leonardo Semplici. Per il suo primo gol nel massimo campionato con la maglia rossoblù, dopo il titolo di capocannoniere nella scorsa Serie B e il lungo stop per infortunio, ha atteso il momento migliore: il 94' della partita col Sassuolo, sullo 0-1, risultando decisivo come il suo compagno di reparto Pavoletti che ha completato il ribaltone al 99'. «Non è la prima volta che succede: siamo un grandissimo gruppo - di cui sono orgoglioso di far parte - in campo e fuori, il rettangolo verde rispecchia questo», il commento in sala stampa ben oltre mezzanotte (complice la necessità di medicarsi il naso colpito duro nel corso del match). «Questa vittoria l'abbiamo voluta in tutti i sensi, ci voleva soprattutto per come lavoriamo durante la settimana, dove si lavora che è un piacere. Ma non sono il salvatore della patria: quando un attaccante fa gol il merito è della squadra che lo ha messo nelle migliori condizioni per farlo».

Ritrovato. Lapadula in stagione aveva già segnato poco più di un mese fa, lo scorso 1 novembre in Coppa Italia al 120' per dare la qualificazione contro l'Udinese. «Per me quel gol a Udine era importantissimo perché rientravo dall'infortunio, ma ci tenevo molto a farlo anche in campionato: sono contento che sia arrivato anche in casa. Ora sto bene, ho giusto un po' di dolore al naso ma va bene così. Mi sono prefisso un obiettivo: avere questa condizione fisica per lottare e raggiungere l'obiettivo comune. Non mi sono concesso nemmeno un pezzo di torta per tornare in forma, ma forse stanotte me lo concedo. La maschera? Non ce l'avevo perché già a Torino avevo subito la frattura e non avevo il tempo di farne un'altra».

Dopo il gol è andato ad abbracciare Claudio Ranieri: «C'è una grandissima stima. Non posso dimenticare il primo giorno che è arrivato, quando mi ha chiamato nel suo studio per parlare: per me è stato molto importante, ma non voglio dire cosa ci siamo detti».

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