La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'ex vicepresidente della Torres calcio, Antonio Maria Carboni, contro la sentenza della Corte d'appello di Sassari che, confermando la pronuncia del giudice di primo grado, ha condannato l'allora dirigente a 4 anni di carcere per estorsione pluriaggravata nei confronti di Andrea Baeli, l'imprenditore romano che nel 2016 cercò di acquistare le quote della società sportiva sassarese. La sentenza della Suprema Corte rende così definitiva la condanna di Carboni.

I giudici hanno ritenuto inammissibile il ricorso «perché proposto con motivi generici e, comunque, manifestamente infondati».

La vicenda si riferisce alle trattative avviate e concluse burrascosamente alla fine del 2016 per il passaggio di proprietà della Torres, all'epoca in una situazione economica disperata. L'imprenditore Andrea Baeli era stato convocato nella sede della società rossoblu dall'allora presidente Daniele Piraino, per concludere l'acquisto delle quote societarie e il passaggio di proprietà. Qui un gruppo di ultras, tutti incappucciati, lo avevano minacciato, aggredito e gli avevano rubato il telefono cellulare. A fomentare i facinorosi, come sentenziato dai giudici, c'era proprio il vicepresidente in carica in quegli anni.

Per i legali di Carboni la sentenza della Corte d'appello era viziata da diverse contraddizioni. Recriminazioni smontate punto su punto dalla Cassazione, che dichiarando inammissibile il ricorso, ha sottolineato che Carboni aveva partecipato alle intimidazioni contro Baeli: «Si era unito ai tifosi e ne aveva coordinato le condotte finalizzate a costringere la vittima, con ripetute minacce protrattesi per due ore, a strappare i documenti contrattuali inerenti al passaggio di quote, personalmente fotografando il momento culminante con il suo cellulare, a dimostrazione del suo contributo e delle finalità dell'azione». 

(Unioneonline)

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