Cagliari, sette gare per costruire la salvezza. Dessena: "Dobbiamo recuperare l'entusiasmo"
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Impreca ancora. E tanto. L'espulsione di Torino non gli è andata giù: «Sono un ragazzo educato, non ho strattonato nessuno, men che meno l'arbitro. E dire che mi aveva chiesto di essergli d'aiuto». Nella mente di Daniele Dessena, il capitano del Cagliari, ronzano ancora i cattivi pensieri legati a quel "rosso" a suo avviso eccessivo. Argomentava ieri, durante la trasmissione "Il Cagliari in Diretta" su Radiolina: «Il regolamento è quello, ma va applicato con tutti, senza distinzioni. Va detto però che sono stato pollo. E che sono triste perché salterò le partite di Verona col Chievo e del Sant'Elia con l'Udinese».
CAPITANO Ma il numero quattro rossoblù la fascia al braccio la porta anche fuori dal campo e smaltisce la rabbia in un attimo, con un pensiero: «Non posso che essere felice per i risultati che la squadra ha raggiunto finora». Per il capitano 16 punti sono un buon bottino. Di più: «Abbiamo davanti sette partite su cui potremmo davvero costruire la salvezza. Potremmo arrivare a Natale con un piazzamento ancora più solido. Certo, in alcune partite dovevamo fare meglio, ma non farei drammi». Dessena tornerà in campo, dopo aver scontato i due turni di squalifica, per Pescara-Cagliari: «Dobbiamo guardare avanti con entusiasmo».
DOLORE E GIOIA Il ricordo, durante la diretta su Radiolina, non poteva non tornare indietro a lunedì 31 ottobre. Alla prospettiva di una partita da vincere a tutti i costi risolta con una sua doppietta, la prima in rossoblù, la seconda in carriera: «Faccio ancora fatica a realizzare ciò che è accaduto in quella sera magica contro il Palermo. Al primo gol ho raggiunto i Distinti per esultare: è lì che ho visto le partite quando ero infortunato, con il preparatore atletico Gianfranco Ibba. Lì ho sofferto e lì ho gioito con lui, che mi ha ascoltato e rimesso in piedi». Il secondo gol, quello della sicurezza, l'ha festeggiato con la Nord: «Volevo andare sotto il muro dei nostri tifosi. Un'emozione indescrivibile: fare gol davanti alla gente che, dopo l'infortunio di Brescia, mi ha dimostrato affetto». Emozionante anche sentire il figlio Tommy, 6 anni, che al rientro a casa gli ha detto: «Papà, sei più forte di Borriello».
SENZA PAURA Dessena è tornato il guerriero di sempre. Senza paura, dopo l'infortunio: «Quando ho visto la mia gamba volare via al Rigamonti, Rastelli e i compagni entrare in campo, quasi mi sembrava di essere ritornato neonato: volevo avere mio padre accanto. Ho pensato: non ce la faccio». Il recupero è stato snervante: «Traggo beneficio dal rivedere il video dell'infortunio, mi dà forza. Nei contrasti non ho paura».
COINCIDENZA Il capitano apre anche l'album delle sue radici: «Mio padre è originario di Ardara e quando viene nell'Isola va lì a trovare i parenti. Anche se ho saputo che molti Dessena si sono trasferiti a Benetutti. Prometto che andrò a trovarli». La parte iniziale della convalescenza il capitano l'ha trascorsa a casa dei genitori, a Parma: «Mentre mi operavano, nello stesso ospedale, è morto mio nonno Antonio. Sapendo che stava male, alla vigilia della partita di Brescia sono andato a trovarlo e gli ho promesso che, se avessi segnato un gol, l'avrei dedicato a lui. Purtroppo è andata come è andata».
L'ALLENATORE Dessena torna all'attualità e - in chiusura - non condivide le critiche a Rastelli: «È un tecnico giovane, ha vinto la Serie B e sta facendo bene quest'anno. Cosa chiedere di più?».