Il lungo addio a Ornella Vanoni sulle note di Paolo Fresu: «Sei anni fa mi disse cosa dovevo suonare»
Migliaia di persone alla camera ardente dell’immensa artista di Milano, alle 15 l'ultimo saluto nella chiesa di San Marco a BreraUn lungo addio, il saluto di amici, artisti e cittadini per Ornella Vanoni, l’immensa cantante morta venerdì sera all'età di 91 anni. Oggi alle 15 i funerali nella chiesa di San Marco a Brera, nel quartiere dove viveva a Milano, mentre migliaia di persone hanno reso omaggio a un simbolo della milanesità nella camera ardente aperta ieri mattina al Piccolo Teatro Grassi, e che resterà aperta fino alle 14 di oggi. Per la cantante anche l'omaggio di Antonio Marras, Liliana Segre e il sindaco Beppe Sala, e di tanti artisti come Francesco Gabbani, Ambra Angiolini, Paolo Jannacci, Arisa, Fiorella Mannoia, Memo Remigi, Alba Parietti, Simona Ventura e Gabriele Salvatores.
La cerimonia sarà a ritmo di jazz: Vanoni aveva chiesto che a suonare fosse Paolo Fresu, il trombettista di Berchidda che conosceva da tanti anni e con cui nel 1997 aveva lavorato insieme ad un album «Argilla». Lo aveva detto chiaramente durante una delle sue ospitate a “Che tempo che fa”. «Ho chiesto a Paolo Fresu di suonare al mio funerale».
Oggi il trombettista di Berchidda sarà chiamato a rispondere a questo appello «ma non posso svelare il brano che suonerò durante il funerale», ha detto a Videolina.
«Mi chiamò una mattina di sei anni fa – ricorda – Ero a Bologna. Avevo accompagnato mio figlio a scuola. Mi svelò quel suo desiderio, mi disse cosa avrei dovuto suonare. Una cosa che mi colpì molto. Per anni ho avuto questo timore e scherzosamente le dissi: "Se muoio prima io devi venire tu a cantare"».
Fresu, commosso, prima di partire per Milano ha provato a scriverle una lettera: «Scrivi qualcosa, domando a me stesso in questa vuota mattina di novembre. E sono qui a buttare pensieri sparsi in un foglio word pensando al nostro primo incontro al Tangram di Milano nei primi anni Novanta e a quante volte abbiamo riso, pianto, cantato e suonato in questi trent'anni. Quasi impossibile parlare di Ornella. Impossibile tratteggiare una vita ricca fatta di successi e di trionfi, di cadute, ascese e passioni. Scrivi qualcosa, ma cosa?».
«Forse il modo migliore - prosegue il musicista - è quello di trovare degli aggettivi. Degli screenshot contemporanei che siano capaci di tradurre l'immaginifico nell'immaginario collettivo del suo essere donna e artista che, sa sempre, appartiene a tutti noi. Ornella è l'emozione della vita. La sua e la nostra. Capace di mettere al centro del mondo la solitudine e la passione, l'amore per stessa e per il prossimo, il pathos e la poesia che salverà (forse) il mondo. Una donna sfuggente che abborriva l'ovvietà e il banale. Un'artista che ha frantumato il sottile equilibrio tra arte e vita e che ha fatto del palcoscenico la sua casa dove ospitare e dispensare i sentimenti umani».
«L'orologio annuncia che è l'ora di partire per Milano - scrive ancora Fresu - Salvo questi pochi pensieri e spengo il computer conscio di non essere riuscito a scrivere ciò che avrei voluto. Ad esempio che tremava come una foglia prima di salire sul palco che poi affrontava come una leonessa. Oppure delle telefonate settimanali con la sua voce inconfondibile che iniziavano sempre con “come va?”. O quelle con mia madre o con mia moglie Sonia».
(Unioneonline/D)
