«Big o non big, è tutto relativo».

Carlo Conti, conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo che si terrà dal 24 al 28 febbraio, surfa sulla bufera che si è scatenata dopo l’annuncio dei trenta artisti in gara: «No, io non leggo niente e non guardo niente. Ho il mio modo di vivere un po' particolare, distaccato da tutti. Sono poco social io, ma da sempre. È una scelta mia e non ci posso fare niente, ascolto la radio».

Sulle decisioni musicali però non si fa influenzare: «Mia suocera non sa chi è Samurai Jay, ma sa chi è Patti Pravo. Viceversa magari c'è un ragazzino che non sa chi è Patti Pravo e conosce benissimo Aka7even». «La forza di questi ultimi anni è stata mischiare e allargare il più possibile alle varie generazioni».

Lo scorso anno «faccio un nome per tutti, Lucio Corsi era praticamente sconosciuto ai più e guardate che cosa è riuscito a fare e come ha rappresentato l'Italia all'Eurovision».

«La scelta delle canzoni – continua – è una grande responsabilità. Non ci dimentichiamo che Sanremo è il festival della canzone italiana e quindi deve essere uno spaccato di quella che è, in quel momento, la proposta musicale del nostro Paese. Per fortuna in questi ultimi anni c'è un grande fermento».

Quanto ai criteri «non ci dormo la notte, magari mi sveglio con una canzone che ho accantonato e invece mi ritorna in mente. Quindi ti viene il dubbio che sia un pezzo forte, no? È un bouquet di fiori, devi cercare di farlo il più variegato possibile e di accontentare tanti gusti».

Non mancheranno gli omaggi a Pippo Baudo, Ornella Vanoni, Beppe Vessicchio: «Credo che il tutto sarà automatico e magari nel mio stile, basteranno delle piccole citazioni o delle piccole idee per ricordare questi grandi personaggi che hanno fatto la storia del festival e della musica italiana». Gli ospiti? «Nomi ancora non li ho, vado a compartimenti stagni». 

(Unioneonline/D)

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