«Un anno fa in Sardegna abbiamo deciso che era tempo di abbandonare la paura e il buio, che era tempo di riproporre la speranza a chi l’aveva persa. Eppure il sistema ha attivato gli anticorpi, li ha attivati grande (sic.). Ma noi ci siamo, stiamo lavorando. Stiamo restituendo speranza e dignità a un popolo che l’aveva persa. La resistenza siamo noi». 

Così Alessandra Todde ha esordito dal palco dei Fori Imperiali, durante la manifestazione nazionale del M5s contro il riarmo. La presidente della Regione ha preso l’abbrivio dalla situazione sarda, dove domina l’ombra dell’ordinanza-ingiunzione di decadenza a causa di irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali rilevata dal collegio regionale di garanzia elettorale della Corte d’Appello: un provvedimento che ha innescato lo scontro davanti al tribunale ordinario e alla Corte costituzionale. 

«Noi non ci faremo intimidire», ha proseguito la governatrice, che a Roma è arrivata con una delegazione pentastellata preceduta da uno striscione con su scritto «Giù le mani da Alessandra Todde. «Noi non abbiamo paura, non temiamo di dire le cose come stanno», ha detto ancora, sempre più infervorata, con il microfono in mano, «noi non siamo quelli dei muretti a secco. Noi siamo quelli che dicono che le cose possono cambiare». 

Chiusa la parentesi di riferimenti alla Sardegna, Todde è passata al tema che ha portato il M5s in piazza: «Non ci facciamo intimidire dalla logica di chi dice che bisogna combattere più forte per raggiungere la stabilità. Questa arriva col dialogo e con la comprensione delle persone che abbiamo dall’altra parte. Questa piazza, ha detto ancora, «è per dire che non ci stiamo a usare i fondi di coesione per le armi. Non ci stiamo a usare tutto quello dobbiamo dare ai nostri cittadini, come ponti e ospedali, per le armi. Noi la oscurità la cacciamo». 

(Unioneonline/E.Fr.)

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