Salva casa, Todde e Comandini contro Salvini: «Grave ingerenza, in Sardegna no ad alloggi-loculo»
La presidente della Regione e quello del Consiglio attaccano il ministro che aveva criticato i cambiamenti della norma isolana rispetto alla nazionale: «Nessun esponente del Governo ha cercato mai di interferire nella nostra storia autonomistica»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Alessandra Todde e Piero Comandini (presidente della Regione la prima e del Consiglio regionale il secondo) contro Matteo Salvini, vicepremier, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Tema della discordia: il salva casa. O meglio, l’adattamento in chiave (legislativa) sarda del provvedimento voluto dal leader della Lega con l’obiettivo di sanare piccole difformità costruttive e edilizia (non abusi).
Per renderla applicabile, l’Isola doveva recepire la normativa nazionale. Ma nell’iter in commissione prima dell’approdo in Aula, è stata cassata l’opzione – prevista dal testo di matrice salviniana – di rendere abitabili i monolocali con una superficie minima di 20 metri quadrati. In Sardegna resta il limite dei 28. Inoltre l’altezza minima di un immobile deve essere di 2,70 metri (il nazionale ne prevedeva 2,40). Modifiche che il ministro non ha gradito. Oggi ha scritto a Todde, per dire: «È necessario adeguare la normativa edilizia per favorire giovani e lavoratori».
Un’ingerenza che governatrice e Comandini non hanno gradito: «È molto grave che un ministro della Repubblica intervenga su un provvedimento regionale, tra l’altro ancora in itinere, facendo rilievi in materia di edilizia, dove la Sardegna ha competenza primaria. È un fatto senza precedenti, nessun esponente del Governo nazionale ha cercato mai di interferire nella nostra storia autonomistica».
Anziché studiare provvedimenti per cercare di arginare il caro-affitti, sostiene Todde «il rimedio che il Governo propone è quello di consentire l’abitabilità a dei veri e propri loculi in cui dovranno andare ad abitare le persone che non si possono permettere di pagare una casa degna di questo nome. Pensare che un locale di 20 metri quadri, alto 2,40 metri, possa essere equiparato a una dimora, è semplicemente una follia. Per questo la Regione e il Consiglio regionale sono intervenuti sulle norme del Salva Casa, per restituire dignità alle persone».
«Questo rilievo fatto dal ministro», interviene Comandini, «è insussistente in quanto la commissione consiliare, ha sostanzialmente recepito il principio, declinandolo meglio attraverso una disciplina di dettaglio più armonica al fine di consentirne la massima applicazione nei vari contesti regionali».
Le norme, sottolinea di nuovo la presidente, «specie quelle urbanistiche, devono essere calate nei territori. E i territori italiani sono molto diversi tra loro. Le nostre città, i nostri paesi, sono pieni di case inutilizzate, anche nuove, il problema del consumo di suolo con ulteriori costruzioni non si pone. Così come non è una questione di nuove tecniche costruttive per la realizzazione dei micro-appartamenti: semplicemente 20 metri quadri non possono essere definiti ‘casa’, ma una stanza dove far stare letto, cucina e servizi igienici. Per intenderci, 20 metri quadri sono equiparabili a un posto-auto».
«La quarta commissione», interviene Comandini sui monolocali, «ha ritenuto opportuno di non recepire la disposizione. La Regione essendo dotata di competenza primaria in materia di edilizia, è tenuta, in base allo Statuto di autonomia, al solo recepimento delle norme fondamentali delle riforme economico sociali e che in tale caso lo standard dimensionale minimo dell’alloggio monostanza non costituisce una norma fondamentale di riforma economico sociale».
(Unioneonline/E.Fr.)