«Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum per cambiare le leggi, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto. Oggi non è una giornata di vittoria». Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in conferenza stampa dopo la chiusura dei seggi, nella sede del Comitato promotore per i referendum sul lavoro, dove ha atteso i risultati insieme al resto della segreteria confederale.

«Contemporaneamente – le sue parole – gli ultimi dati ci dicono che sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro paese cui si aggiungeranno gli italiani all'estero: un numero importante, un numero di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo:  in termini di riduzione della precarietà, di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, di cambio del sistema degli appalti, di tutela di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici nelle grandi imprese come nelle piccole contro i licenziamenti, così come tutto il tema che riguarda la cittadinanza».

«Sapevamo, quando un anno fa abbiamo raccolto le firme – ha proseguito – che non sarebbe stata una passeggiata in un Paese dove c'è una crisi democratica evidente e dove proprio un anno fa ad un altro appuntamento elettorale la maggioranza dei cittadini italiani a votare non è andata. Sapevamo perfettamente che non era una passeggiata assumere la questione della democrazia e della partecipazione come un elemento centrale. Lo abbiamo fatto perché pensiamo che oggi estendere e tutelare il lavoro ed estendere la democrazia non sono due cose tra loro diverse, ma sono lo stesso problema» afferma il leader della Cgil.

«Una sconfitta profonda, seria, evitabile. Purtroppo un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre. Fuori dalla nostra bolla c'è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato. Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri»  scrive su X l'eurodeputata Pd e vicepresidente dell'Eurocamera, Pina Picierno, commentando i risultati del referendum.

«La differenza tra noi e la destra di Meloni – il commento della segretaria dem Elly Schlein – è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche. Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022. Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla».

«Con questa affluenza, i referendum che dovevano essere un "avviso di sfratto" per il governo Meloni si trasformano in una débacle per la sinistra – il commento di Mariastella Gelmini, capodelegazione Noi Moderati al Senato – . Aver imboccato la strada del massimalismo fino al punto di rinnegare le proprie riforme, come ha fatto il partito democratico sotto la guida Landini-Schlein, sarà forse utile per riempire le piazze, ma non lo è per conquistare gli elettori e proporsi come coalizione di governo».

Il leader di Italia viva, Matteo Renzi, parla invece di quesiti sul lavoro «ideologici e rivolti al passato. Spero che sia chiaro che per costruire un centrosinistra vincente bisogna parlare di futuro, non di passato».

«Grande rispetto per chi è andato a votare – le prime parole del vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini –, enorme sconfitta per una sinistra che non ha più idee e credibilità e che non riesce a mobilitare neanche i propri elettori. In due anni e mezzo al governo del Paese abbiamo ottenuto il record di italiani al lavoro, disoccupazione ai minimi, crescita dei posti fissi e calo del precariato: alla sinistra lasciamo le chiacchiere, Lega e governo rispondono con i fatti, e gli italiani col voto (e il non voto) di ieri e oggi lo hanno capito benissimo». «Cittadinanza accelerata? – ha poi commentato - Idea sbagliata e bocciata pure quella, servono semmai più controlli e più buon senso. E sulla clandestinità, continuare a ridurre sbarchi e aumentare espulsioni. Gli italiani hanno scelto, evviva la democrazia».

«Ho grande rispetto per chi è andato a votare, perché il referendum è sempre una forma di partecipazione» ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg1. «Detto questo, è stata una sconfitta della sinistra, dell'opposizione che voleva tentare l'assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. La cosa è andata male, il governo si è rafforzato, l'opposizione si è indebolita». 

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