La pesca lagunare sarda è allo stremo e oggi è scesa in piazza. Cooperative e associazioni hanno organizzato un sit-in in viale Trento a Cagliari, sotto la Regione, per denunciare una crisi ormai insostenibile. La mancanza di manutenzione delle lagune, normative obsolete e i danni causati dalla fauna selvatica stanno mettendo a rischio mille lavoratori e un’economia che si regge su 10.000 ettari di compendi ittici.

Dietro la mobilitazione ci sono le principali organizzazioni del settore: AGCI Agrital Sardegna, Legacoop Sardegna Settore Pesca, Confcooperative FedAgriPesca Sardegna e l’Associazione Armatori Sardegna. «I problemi sono tanti e urgenti: i canali sono soffocati dall’interramento e dalla proliferazione di specie invasive come il granchio blu, mentre gli interventi previsti dai 6 milioni stanziati nel 2021 non sono mai partiti», denunciano gli organizzatori.

Gli striscioni appesi dai pescatori sotto il palazzo della Regione Sardegna (foto Francesca Melis)

I cormorani, poi, danneggiano le produzioni senza che le normative offrano soluzioni adeguate per monitoraggio e compensazione. A questo si aggiungono le restrizioni sulla pesca dell’anguilla, con limiti agli attrezzi e nessun sostegno alle imprese.

La presidente della Regione, Alessandra Todde, dopo un colloquio con i rappresentanti del comparto, ha promesso l’istituzione di un tavolo tecnico per affrontare le criticità. «Servono interventi concreti, non possiamo più aspettare», chiedono i pescatori uniti per salvare le lagune e le imprese che ne dipendono.

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