Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della Camera (L’ELEZIONE). 

Veronese doc, 42 anni, ultraconservatore, tradizionalista, contro l'aborto (“la prima causa di femminicidio nel mondo”), l’eutanasia (“se non si rispetta la vita dal concepimento alla fine naturale, si arriva ad aberrazioni”), le unioni civili, la cosiddetta “teoria gender”, il matrimonio tra omosessuali e il presunto “indebolimento” delle radici cristiane dell'Europa.

Vicesegretario responsabile esteri della Lega dal 2016, eurodeputato per due mandati dal 2009 al 2018, quando è stato eletto parlamentare, non ha mai nascosto la fede cattolica. Anzi l’ha resa parte integrante della sua battaglia. Si è sempre occupato di politica: è stato consigliere circoscrizionale, consigliere comunale, assessore e vicesindaco di Verona.

Dopo l’esperienza in Europa, dove ha condiviso l’alloggio con Matteo Salvini di cui è fedelissimo, tra il 2018 e il 2019 è diventato ministro per la Famiglia (una sola, quella “composta da uomo, donna e figli”), vicepresidente della Camera e titolare degli Affari europei dal 10 luglio al 5 settembre 2019 nel governo Conte I.  Grande tifoso gialloblù, è laureato in Scienze Politiche, Filosofia e Storia.

In un convegno dell'associazione Pro Vita Onlus disse che i matrimoni gay e la teoria del gender, da un lato, e l'immigrazione di massa dall'altro, "mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni", sollevando il rischio di "cancellazione del nostro popolo". Ogni giorno su Twitter condivide il santo del giorno, il 7 ottobre ha celebrato l'anniversario della battaglia di Lepanto quando la Lega Santa riportava la vittoria "contro l'avanzata ottomana. L' Europa cristiana - aggiunge - fiera della sua identità, otteneva una straordinaria vittoria. Oggi si ricorda la Madonna del Rosario".

Il 9 ottobre ha reso omaggio alle vittime della strage in Mozambico: "Colpevoli di essere cristiani e per questo sgozzati da terroristi. Il giorno dopo l'omicidio di suor Maria de Coppi, altro sangue di cristiani, scorre in Mozambico".

Ha posizioni nette anche in politica estera. La Russia di Vladimir Putin “è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società”. Alle elezioni di metà mandato, negli Usa, si dice convinto che “i patrioti Repubblicani vinceranno".

(Unioneonline/D)

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