Una campagna diffusa fatta di passaparola, proiezioni, dibattiti, banchetti informativi.

Pochi mezzi ma molta passione per dire “sì” contro le trivelle. Dall’altra parte, ovviamente, il “battage” è meno evidente, le ragioni del “no” (la posizione di chi pensa che le ricerche di idrocarburi in mare debbano andare avanti) vanno in sordina, perché l’obiettivo è il non raggiungimento del quorum e così far fallire la consultazione. Mancano dieci giorni al referendum: si vota domenica 17 aprile dalle 7 alle 23 per abrogare o meno la possibilità per le società petrolifere che hanno già una concessione entro le 12 miglia marine di continuare l’attività di estrazione e ricerca fino all’esaurimento del giacimento.

Sempre che il Tar del Lazio - il 13 aprile - non dia ragione ai Radicali, che ieri hanno presentato un ricorso per l’annullamento del decreto che ha fissato la data del referendum.

Mentre il capo della Giunta, Francesco Pigliaru, non si è ancora pronunciato, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, sta portando avanti la battaglia per il “sì” anche insieme ai Comitati no triv e alle associazioni ambientaliste, andando contro il segretario nazionale del suo partito (Renzi) e quello regionale (Soru). Il dibattito è aperto, le posizioni varie, questo referendum divide.
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