Russia e Ucraina litigano sulle garanzie di sicurezza a Kiev, ancora prima di iniziare a parlare di territori, Mosca continua a bombardare e ammassa truppe a sud e la pace si allontana. Tanto che anche Donald Trump ha deciso di fare un passo indietro nella mediazione e ora vuole che Mosca e Kiev organizzino un incontro tra i loro leader senza il suo intervento.

Lo riporta il Guardian, citando funzionari della Casa Bianca secondo cui sarebbe meglio per Putin e Zelensky incontrarsi in un primo momento senza Trump. Che nel frattempo, dopo giorni di protagonismo, si è sfilato affidando il dossier a Rubio. Un alto funzionario Usa ha definito la nuova posizione del tycoon una sorta di «atteggiamento attendista».

«Mosca sta ammassando truppe a sud, Putin non vuole la pace», ha dicharato Zelensky. «Kiev non è interessata a una soluzione giusta e duratura del conflitto», la replica del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov.

Fondamentale prima di un eventuale incontro tra i due leader definire le modalità con cui garantire la sicurezza a Kiev in seguito a un eventuale accordo di pace. L’Ucraina vuole il coinvolgimento degli Stati europei e della Nato.

Ma per Mosca è «inaccettabile un intervento militare straniero in una parte del territorio ucraino», ha ribadito Lavrov. «Dopo il vertice tra Russia e Stati Uniti in Alaska, dove sono stati compiuti progressi significativi nel definire i contorni e i parametri concreti di una soluzione, i Paesi europei hanno seguito l'esempio di Zelensky a Washington e lì hanno cercato di promuovere la loro agenda, che mira a costruire garanzie di sicurezza sulla logica dell'isolamento della Russia, dell'unione del mondo occidentale con l'Ucraina al fine di continuare la politica aggressiva e di confronto, di contenimento della Federazione Russa, con l'obiettivo, ovviamente, di infliggerci una sconfitta strategica, cosa che, naturalmente, questo non può suscitare in noi alcun sentimento se non quello di totale rifiuto». 

Così Lavrov ha rilanciato l’opzione discussa nel 2022 nei negoziati di Istanbul, quando fu ipotizzato il ruolo dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, compresi Cina e Russia. Opzione scartata da Zelensky: «In primo luogo, la Cina non ci ha aiutato a fermare questa guerra fin dall'inizio. In secondo luogo, la Cina ha aiutato la Russia aprendo il suo mercato dei droni... Non abbiamo bisogno di garanti che non aiutano l'Ucraina e non l'hanno aiutata nel momento in cui ne avevamo davvero bisogno», ha dichiarato.

Poi c’è la questione, sollevata da Mosca, della legittimità di Zelensky: «Quando e se, si spera, verrà firmato un accordo di pace, dovrà essere risolto il problema della legittimità della persona che firmerà questi accordi da parte di Kiev», ha detto Lavrov, riferendosi al fatto che il mandato del presidente ucraino è scaduto nel maggio 2024 senza che si tenessero nuove elezioni a causa della legge marziale vigente nel Paese.

Superato il difficile scoglio delle garanzie di sicurezza, si dovrà parlare di territori. Cosa a cui non si è neanche accennato, almeno dal punto di vista ufficiale, negli incontri alla Casa Bianca. Ma Putin in Alaska era stato chiaro: vuole il riconoscimento della Crimea, l’intero Donbass (anche la parte non ancora conquistata) e il mantenimento della linea del fronte nelle altre tre regioni in cui è avanzato l’esercito russo.

«Non capisco bene come le concessioni all'aggressore possano portare alla fine della guerra. In questo modo l'aggressore non paga il prezzo dell'aggressione, anzi. E allora perché dovrebbe fermarsi? Inoltre il presidente Zelensky lo ha detto molto chiaramente: la cessione di territori alla Russia è vietata», ha affermato Mikhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino.

Secondo il consigliere di Zelensky, «la posizione preliminare dell'Ucraina è la seguente: comprendiamo che uno degli scenari di base per uscire da questa guerra è il congelamento del conflitto lungo la linea del fronte. Si tratta di territori che oggi sono de facto occupati dalla Russia. Rimarrebbero tali. E poi ci sarebbe un grande lavoro attraverso strumenti economici, diplomatici e di altro tipo per riportare questi territori in Ucraina».

(Unioneonline/L)

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