Le quarantasei barche della Global Sumud Flotilla proseguono la loro rotta verso Gaza avvicinandosi sempre più alle acque a rischio, ossia alla cosiddetta zona di intercettazione, che gli attivisti prevedono di raggiungere domani. Quando si troveranno tra le cento e le centoventi miglia nautiche di distanza dalle coste della Striscia le imbarcazioni verranno avvertite da un alert della nave della Marina militare italiana che negli ultimi giorni le sta seguendo a distanza. La fregata Alpino non supererà, infatti, quel limite e da quel momento in poi la flotta della missione sarà senza “protezione”.

Intanto l’Idf sostiene di aver trovato a Gaza documenti ufficiali secondo cui Hamas è coinvolto «direttamente nel finanziamento della flottiglia Sumud». Compare una lista di operatori del Pcpa (Conferenza per i Palestinesi all'Estero), tra cui alti funzionari di Hamas: ci sono Zaher Birawi, capo del settore Hamas del Pcpa nel Regno Unito, noto come leader delle flottiglie negli ultimi 15 anni e Saif Abu Kashk. Quest'ultimo è il Ceo di Cyber Neptune, una società in Spagna che possiede dozzine di navi che partecipano alla flottiglia.

«Queste navi sono segretamente di Hamas», scrive l'Idf pubblicando i documenti.

Dichiarazioni che non fermano la flotta: tra le diverse anime a bordo resta la convinzione di voler andare avanti. «Ci troviamo a 300 miglia da Gaza, mercoledì saremo nella zona di intercettazione e giovedì arriveremo. La missione è diretta alla Striscia: è l'unico modo per aprire un canale umanitario permanente. Non è mai stata presa in considerazione l'ipotesi di fermarci a Cipro o di altri cambiamenti della rotta. Ognuno, ovviamente, è libero di sbarcare», taglia corto Tony La Piccirella, uno degli italiani imbarcati. E incalza: «Per la legge internazionale non ci sono rischi. Qualsiasi pericolo è legato alla violenza israeliana a cui i governi permettono ancora di andare oltre la normativa internazionale».

Di diverso avviso il ministro della Difesa Guido Crosetto che, dopo aver incontrato alcuni rappresentanti del Global movement to Gaza, ribadisce: «Siamo preoccupati, visto anche l'incidente avvenuto anni fa in quella zona, in cui sono morti dieci turchi. Ho sempre auspicato che non ci fossero conseguenze letali». La cosa che preoccupa di più il ministro è «che le imbarcazioni saranno intercettate e il grande numero di navi porta anche il rischio di incidenti». Poi aggiunge che metterebbe «la firma» affinché ci fossero solo degli arresti «senza alcun altro tipo di conseguenza» e spiega che la nave della Marina fermerà la navigazione prima di entrare in «una zona che viene considerata di guerra». Mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani rende noto di aver chiesto all'omologo israeliano «che venga garantita la sicurezza degli italiani, che non ci siano azioni violente in caso di intervento».

Al momento sono 530 i partecipanti alla spedizione umanitaria. Sulle barche ci sono equipaggi misti di 44 delegazioni di Paesi diversi. Gli italiani sono una quarantina, poco meno del 10%. Tra loro anche alcuni parlamentari dell'opposizione che dovrebbero proseguire dopo l'alert della Marina italiana, ma si fermeranno al primo alt di Israele. «Dare l'alert a 120 miglia da Gaza vuol dire fermarsi con più di cento miglia di acque internazionali ancora davanti - afferma Maria Elena Delia, portavoce italiana del Global movement to Gaza - Ne prendiamo atto con il rammarico di renderci conto che di fronte a Israele il Governo usa misure diverse». Quanto agli incontri avuti a Roma delle ultime ore spiega: «La posizione del Governo non è cambiata, ci ha detto che più di una pressione diplomatica, chiedendo a Israele di usare il minimo della forza, non possono fare». E sottolinea: «Sull'applicazione del diritto internazionale non possono esserci mediazioni».

Intanto non sono mancati nelle ultime ore degli inconvenienti tecnici alle barche della Flotilla. «Abbiamo trascorso una nottata movimentata - raccontano gli attivisti - Prima ci hanno disturbato un canale di comunicazione e poi due barche hanno avuto problemi tecnici». A prestare soccorso alla 'Johnny M' che era in avaria è stata la Life Support di Emergency. Il team di soccorritori ha avvicinato la barca in difficoltà e ha trasbordato i dodici passeggeri su altre imbarcazioni. Mentre la Mezzaluna rossa, con il supporto della Marina turca, ha consegnato altri aiuti umanitari alla Flotilla. Ciò, sottolineano gli attivisti in viaggio verso la Striscia, «dimostra che le organizzazioni possono agire e che dispongono delle infrastrutture e della capacità per fare di più».

(Unioneonline)

© Riproduzione riservata