Ilaria Salis è a un bivio, a mezzogiorno la plenaria di Strasburgo vota a scrutinio segreto se revocarle l’immunità, come richiesto dal governo ungherese, o sposare la tesi che va difesa perché vittima di una persecuzione politica da parte di Viktor Orban.

Il pronunciamento finale è incerto: cruciali i voti dei 188 popolari, il gruppo più numeroso dell'emiciclo. Tra loro, probabilmente diversi tedeschi, polacchi e eletti nei Paesi dell'Est, potrebbero cogliere l'occasione per fare un torto al premier ungherese.

Non lascia ben sperare la dichiarazione di Manfred Weber, presidente del gruppo del Ppe: «Siamo favorevoli al rispetto dello stato di diritto e quindi al rispetto del regolamento del Parlamento europeo: i nostri consiglieri giuridici ci hanno detto che è giusto revocare l'immunità a Ilaria Salis perché il suo reato è stato commesso prima del suo mandato. Noi siamo per le regole, non bisogna politicizzare la questione».

Ma alcuni osservatori sono convinti che al di là delle dichiarazioni pubbliche, la maggioranza di centrodestra di casa nostra non vedrebbe di buon occhio l'idea di rigettare Salis nelle carceri magiare. Quella sua foto, con le manette ai polsi e i ceppi alle caviglie, incatenata, davanti alla Corte di Budapest colpì molto l'opinione pubblica italiana, provocando grande sdegno anche dentro i confini elettorali del governo.

Tuttavia sulla carta i numeri non le sono favorevoli: il fronte di chi vuole vederla ancora eurodeputata, formato dai socialisti, i Verdi, la Sinistra e i liberali, non va oltre i 310 voti. Per arrivare alla maggioranza assoluta, di fatto, a Salis ne mancherebbero almeno una cinquantina.

«Buongiorno da Strasburgo, oggi sarò in Aula, a testa alta, ad affrontare il verdetto del Parlamento europeo. Grazie per tutti i pensieri di affetto e solidarietà, valgono molto per me», ha scritto su X Ilaria Salis.

(Unioneonline)

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