Uno sciopero generale e internazionale quello che hanno stabilito per oggi i lavoratori dei fast food di tutto il mondo per dire basta allo sfruttamento.

Nel mirino in particolare i salari, troppo bassi rispetto al lavoro svolto, i contratti poco chiari con il pretesto della "flessibilità", e la scarsa rappresentanza sindacale degli impiegati, spesso costretti ad accettare condizioni di lavoro poste dalle multinazionali in modo del tutto unilaterale.

Ad aderire sono stati diversi sindacati nazionali, dal Regno Unito, alla Germania, all'Indonesia, affiliati alla Iuf (l'Associazione internazionale dei sindacati del settore ristorazione, alberghi e catering): in Italia ha risposto all'appello la Filcam-Cgil.

“Il contratto collettivo nazionale - denuncia la sigla italiana - è scaduto da più di quattro anni e Fipe Confcommercio, fino a oggi, ha sempre vincolato l'eventuale raggiungimento di un accordo a un netto taglio del costo del lavoro da ottenere peggiorando le condizioni normative e salariali di quel milione di addetti che operano nel settore ristorativo”.

La protesta più accesa si terrà negli Stati Uniti: qui i lavoratori hanno organizzato picchetti e flashmob al grido di "Fight for 15", dove 15 sono i dollari di salario minimo richiesto.

(Redazione Online/D)

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