Ilaria Salis vince il primo round della partita sulla sua immunità e ora il voto finale, previsto alla Plenaria di Strasburgo per la prima settimana di ottobre, sembra un po' più in discesa.

La commissione Affari Legali dell'Eurocamera ha infatti votato contro la richiesta di revoca della sua immunità parlamentare presentata dalle autorità ungheresi, in uno scrutinio concluso sul filo di lana, 13 a 12, che ha tenuto l'eurodeputata di origini cagliaritane di Avs sulle spine fino all'ultimo secondo. Il risultato arriva quasi inaspettato: a sostenere pubblicamente l'eurodeputata di Avs erano solo gli eurodeputati della Sinistra, dei Verdi, dei Socialisti e dei Liberali, in totale 11 membri sui 25 totali della commissione. A salvare Salis nel voto segreto sarebbero state due "manine", che fonti parlamentari suggeriscono provenire dal gruppo dei Popolari.

Dopo la grande paura alla vigilia e i ricordi dei mesi spesi nelle carceri ungheresi, per Salis arriva una boccata d'ossigeno. L'eurodeputata monzese dopo il voto si è mostrata sorridente alle telecamere e ha esultato: «Abbiamo fermato la vendetta di Orban», per poi rinnovare la sua «piena fiducia» al Parlamento in vista del voto finale.

«Siamo molto felici, speriamo nel voto a ottobre», ha sottolineato all'ANSA il papà Roberto che, mentre la figlia era in carcere, era venuto proprio a Strasburgo a chiedere l'intervento dell'Europa. Immediata e feroce è stata la reazione di Budapest: «L'Eurocamera legittima il terrorismo di estrema sinistra», ha scritto su X il portavoce del governo Zoltán Kovács, aggiungendo minaccioso: «Una criminale, non dimenticheremo e non ci arrenderemo».

Il premier Viktor Orban ha indirizzato i suoi strali ad un altro voto, quello per l'immunità del suo avversario politico Peter Magyar, arrivato anch'esso in mattinata. Un voto definito «un'infamia», dal premier magiaro. In Italia, a scendere in trincea è stata innanzitutto la Lega, a partire dal vicepremier Matteo Salvini, che ha pubblicato una foto dell'eurodeputata di Avs con la scritta: «Vergogna, poltrona salva, dignità persa».

«Un'euro-vergogna targata sinistra e traditori del centrodestra», hanno incalzato gli eurodeputati leghisti, puntando il dito contro il Ppe. «I Popolari, che hanno avuto tra i propri membri i franchi tiratori, colgano l'opportunità di rimediare in plenaria», è stata la richiesta giunta dal capodelegazione di FdI Carlo Fidanza. Ben diversa la reazione nel centrosinistra.

«Quella di Ilaria è una battaglia per lo stato di diritto e la democrazia in Europa», hanno esultato i leader di Avs, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. «Difendendo Salis il Parlamento difende tutti i cittadini europei», ha osservato il capodelegazione del Pd al Pe, Nicola Zingaretti. Ad accendere la polemica è stato invece il commento del leader di Azione, Carlo Calenda: «Il problema è Orbán ma è anche candidare una persona che va in giro a spaccare teste». «Parole ignobili», ha replicato Bonelli. Frase che ha fatto andare su tutte le furie anche Roberto Salis. «Calenda chieda scusa per l'ignobile diffamazione», ha attaccato il padre dell'eurodeputata. La parola finale passa ora alla Plenaria ma, anche se l'Aula dovesse salvare Salis, potrebbe non essere l'ultimo capitolo di questa vicenda.

Per Adrian Vazquez Lázara, relatore del testo che chiedeva la revoca dell'immunità sostenendo il principio che questa non può coprire azioni compiute prima del mandato, «la decisione della commissione rappresenta un brutto precedente». «Prevedo - ha aggiunto - che l'Ungheria presenterà ricorso alla Corte di giustizia europea». Uno scenario davanti a cui Salis e il suo team non vogliono farsi trovare impreparati.

Non a caso l'eurodeputata, attraverso i suoi legali, ha rilanciato la proposta al governo di spostare il processo in Italia, già anticipata alla vigilia del voto: «Il ministro Nordio lo chieda, è solo necessario un passo della politica. Salis può avere 'un fair trial», hanno scritto gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini. Un modo per, Salis, di liberarsi definitivamente del suo «persecutore» Orban.

(Unioneonline)

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