Moussa Sangare, l'uomo di 31 anni in carcere con l'accusa di aver ucciso la 33enne Sharon Verzeni a coltellate la notte tra il 29 e il 30 luglio del 2024 a Terno d'Isola, è stato sentito in tribunale a Bergamo e, a differenza della sua precedente confessione, ha negato ogni addebito

«Passavo di lì in bici - ha detto - e ho visto Sharon che litigava con un uomo. Ho capito che la vicenda sarebbe finita male e non volevo entrare in questa situazione, ho accelerato e sono andato via. Poi mi è presa la paranoia di aver visto qualcosa che non dovevo, così mi sono liberato dei vestiti e del coltello».

Sangare aveva confessato il delitto, quando il pm glielo ha fatto notare lui ha risposto che «me lo hanno detto i carabinieri».

Un omicidio senza alcun movente quello di Sharon, lo stesso Sangare confessando (non conosceva la vittima) aveva detto di «non sapere» perché lo avesse fatto.

Il presunto omicida, ripreso dalle telecamere mentre passava in zona al momento del delitto, ha detto al pm che nessuna di queste lo ritrae mentre colpisce la vittima: «Secondo me è stato uno di Terno che sapeva come evitare le telecamere, ho confessato solo perché ero stressato e pensavo che così mi avrebbero rilasciato», ha affermato.

Per quanto riguarda le tracce del Dna di Sharon misto al suo, trovato sulla bicicletta che aveva usato quella sera ha risposto: «Questa è l'unica cosa che non mi spiego».

Il suo avvocato, Giacomo Mai, ha parlato con i giornalisti: «Il mio assistito non ha detto nulla di diverso di quanto aveva già sostenuto nelle ultime due udienze: lui sostiene in pratica di essere stato un testimone del fatto. Ha sostenuto in aula quello che sostiene da qualche mese».

Molto provato per quanto accaduto in aula il padre di Sharon Verzeni: «Pur avendone avuta tutta la possibilità, non ha voluto chiedere scusa, ma ha preferito dire che non è lui il colpevole. Questo ci rammarica molto: noi vogliamo solo che si faccia veramente giustizia perché abbiamo constatato che non ha nessun rimorso e questo ci fa molto male».

«Continuo a parlare con mia figlia per sentirla ancora vicina», racconta la madre di Sharon Verzeni, Maria Teresa Previtali. Intervenuta in aula, ha detto di continuare ad ascoltare i messaggi vocali e a guardare i video della figlia. Poi il ricordo, straziante, dell’ultima volta in cui l’ha vista: il giorno prima di partire per le vacanze in Sardegna erano stati insieme a colazione nel bar dove la donna lavorava. «Sharon non vedeva mai il male, per lei era tutto bello, tutto solare, era anche molto romantica. Manca moltissimo: c'è un vuoto, come se ci mancasse un pezzo», ha aggiunto in aula.

(Unioneonline)

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