Mottarone, il legale di Tadini: “Non pensava potesse succedere”. Il pm: “Può inquinare le prove”
L'avvocato Perillo: “Questa vicenda è un dramma per le vittime e per lui”
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La Procura di Verbania, chiedendo il carcere per Gabriele Tadini, il responsabile del servizio della funivia del Mottarone, dove domenica è avvenuto l'incidente nel quale sono morte 14 persone, ha contestato tutte e tre le esigenze cautelari, ossia il pericolo di fuga, di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato.
Lo ha precisato il legale Marcello Perillo.
Probabilmente queste stesse esigenze cautelari siano contestate anche agli altri due fermati, il gestore dell'impianto Luigi Nerini, e il direttore di esercizio Enrico Perocchio.
Il legale ha chiarito di essersi recato in Tribunale per "parlare col gip e presentarmi", annunciando “un sopralluogo" coi consulenti difensivi che nominerà per la settimana prossima.
Ha inoltre spiegato che la "imputazione si è un po' estesa", perché se il fermo riguardava il solo reato di omissione dolosa di cautele aggravata dal disastro, ossia quello cautelare, nella richiesta di convalida del fermo e di custodia in carcere, di "10 pagine e molto severa", ci sono anche le imputazioni a piede libero di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.
"Si è reso conto delle conseguenze a cui potrebbe andare incontro - ha aggiunto il legale - ma cerca di superarlo con la fede e ha la consapevolezza di avere le vittime sulla coscienza".
LA DIFESA – "Non ci pensava lontanamente che potesse succedere", ha spiegato ancora Perillo.
"Che lui sapesse delle conseguenze così gravi ho qualche dubbio", ha aggiunto il legale confermando comunque che il suo assistito ha ammesso "la questione del forchettone, ma da lì al disastro e alla rottura della fune è tutto da vedere".
"Non lo assistevo io - ha chiarito l’avvocato - quando ha maturato quella scelta. Questa vicenda è un dramma per entrambi, per le vittime e per lui. Io vedrò di fare il mio lavoro, dovrò fare i conti con la sua scelta processuale, che ovviamente dipenderà anche da ciò che ha già dichiarato".
Perillo ha ancora precisato che durante il colloquio in carcere "non siamo entrati sulle motivazioni" dell'atto, ossia della decisione ammessa da Tadini di disattivare il sistema frenante con i “forchettoni'”.
"Non abbiamo parlato nemmeno del coinvolgimento di altri", ha aggiunto dicendo ancora che c'è "da approfondire la questione del perché è stato messo il forchettone, anche se lui mi ha spiegato velocemente che è stato messo per velocizzare" il movimento della cabina. Tadini, ha proseguito il legale, "sono 38 anni che lavora in questo ambiente, è una persona professionale e preparata, con lui approfondirò le motivazioni".
Resta invece in prognosi riservata ma è cosciente Eitan, il bimbo unico sopravvissuto alla strage. Oggi i funerali di due delle vittime, Roberta e Angelo, a Triggiano, nel Barese.
(Unioneonline/F)