Vedi alla voce consigli per evitare la catastrofe. Cosa significa per i conti dell'Italia lo spread a quota 302? In primo luogo - ovvio - che qualcuno sta provando a scommettere sul fallimento della nostra economia speculando sui titoli di Stato italiani. Ecco perché in un momento come questo non può esserci "un partito dello spread" che tifa per la rovina del paese (nella speranza che questo sia il prezzo da pagare per rovesciare un governo). E nemmeno può esserci "un partito del deficit" che prova a fare politiche economiche solo a fini di consenso (con tante leggi di spesa e pochi investimenti).

Al governo Conte, in queste ore, per avere ragione, non basta ricordare alcuni numeri (veri) della nostra economia. Il primo dato clamoroso è che l'Italia annuncia di voler spendere in deficit il 2.4% del Pil, mentre Spagna e Francia spenderanno quasi mezzo punto in più. Il secondo dato è che i passati governi (secondo l'Istat) in quattro anni hanno già speso mediamente il 2.6% del Pil in deficit: 3.0% (nel primo anno del centrosinistra), 2.6% (nel secondo), 2.5% (nel terzo) e 2.3% (nel quarto). Quale sarebbe lo scandalo del 2.4%? Mistero. Dunque il problema non è la cifra di questa percentuale ma la soluzione del conflitto con l'Europa, lo "strappo" della scelta non concordata preventivamente con Bruxelles.

E poi, ovviamente, la paura per il nostro debito. Il punto non è cedere al ricatto dei mercati (per far contenta l’opposizione), o usare questo ricatto (per far vincere il governo): il punto è disinnescarlo,

nell’interesse di tutti.

Nel pieno di questa tempesta sui tassi di interesse, ieri, il presidente della commissione bilancio Claudio Borghi, è finito nell’occhio del ciclone per le sue dichiarazioni a Radio anch’io ripresa dall’agenzia Reuter: «Io penso che staremmo meglio fuori dall’Euro, ma questo non è nel nostro programma di governo». Lo dice da dieci anni, ma eliminata la seconda parte, il titolo sulla prima è diventato un’altra arma per sparare sull’Italia. Così lo stesso Borghi, ieri, ha inventato una definizione per la soluzione che propone al problema: «L’unico modo per impedire che in Italia e in Europa si facciano male tutti è adottare uno... spread Tutor». Il responsabile economico della Lega si riferisce al meccanismo di controllo delle Autostrade. Cosa succede infatti se non puoi più andare a più di 140 all’ora? Si abbatte il rischio degli incidenti mortali. Il problema del braccio di ferro a tre tra commissione europea, mercati, e governo italiano è tutto qui.

Il governo sta mandando questo messaggio a Bruxelles: il valore dello spread non sale (solo) perché l’Italia annuncia una manovra in deficit, ma perché non c’è più una garanzia europea sul debito dei paesi dell’Unione. Se si vuole evitare la speculazione, quindi, bisogna introdurre una nuova garanzia. Quale? Se la garanzia non può più essere il "whatever it takes" di Draghi (ovvero acquisti illimitati, il famoso bazooka della Bce) allora bisogna trovarne un’altra, che tuteli l’Italia (o qualunque altro paese sotto attacco) dalla sciacallaggio dei pescecani che scommettono sul suo fallimento. L’idea di Borghi funzionerebbe così: se io introduco il limite di velocità, ovvero una quota massima di punti base entro cui lo spread può fluttuare (mettiamo che sia 150) cade l’argomentazione dei rigoristi contro l’Italia Paese- cicala che se ne frega del debito. Se il differenziale dei nostri titoli con quelli tedeschi può fluttuare di massimo 150 punti, infatti, l’Italia sa che può arrivare a pagare un costo per interessi maggiori sul debito anche di diversi miliardi. Ma sa anche che non può far saltare il banco. E viceversa: se i mercati sapessero che sopra 150 punti scatta il "tutor" della Bce, il rischio sistemico di crollo e speculazione sarebbe scongiurato.

Lo spread tutor, quindi, tiene alla larga i pirati della finanza e l’incendio viene soffocato prima che divampi. La speculazione di chi gioca sul fallimento dell’Italia per puro interesse speculativo perderebbe la sua leva più forte. È possibile convincere l’Europa dell’utilità del tutor? È la scommessa delle diplomazie segrete di queste ore. Certo è che se il differenziale arriva a quota 400 e le agenzie di rating dovessero attuare il declassamento annunciato, ci troveremo (tutti) in acque inesplorate e pericolose: l’Italia, di sicuro. Ma per la prima volta anche Bruxelles.

Luca Telese

Giornalista, saggista, autore televisivo
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