I contatti tra il commando di rapitori keniani e i somali, avvenuti anche prima del sequestro di persona, e i quattro video girati durante la prigionia e forniti come "prove dell'esistenza in vita" di Silvia Romano.

Questi gli elementi che hanno in mano gli inquirenti romani per individuare i carcerieri che per 18 mesi hanno tenuta segregata la volontaria milanese tornata in Italia domenica.

I filmati, l'ultimo girato prima del rilascio, potrebbero fornire elementi utili anche per agire sulla rogatoria con la Somalia: sono stati tutti effettuati con un cellulare e girati dal carceriere che parlava inglese.

"Mi diceva lui cosa dovevo dire, premettendo sempre nome, cognome e data", ha detto Silvia Romano ai magistrati durante l'audizione di domenica scorsa.

Agli atti dell'inchiesta anche alcuni tabulati telefonici che potrebbero fornire risposte su mandanti e organizzatori del sequestro, acquisiti dai carabinieri del Ros nel 2019 durante una missione effettuata in Kenia. Tabulati che dimostrano come la banda di otto criminali che ha prelevato Silvia nel novembre 2018 abbia avuto numerosi contatti con la Somalia sia prima che dopo il blitz nel villaggio Chakama.

CHI HA TRADITO SILVIA? - Resta da chiarire anche chi abbia tradito la ragazza, se si nasconda tra chi doveva garantire la sua sicurezza nel villaggio in cui svolgeva la sua attività di volontariato per Africa Milele. Pare infatti che la famiglia di Silvia abbia rotto i contatti con la onlus proprio perché la ragazza non sarebbe stata tutelata.

Un filone su cui i magistrati vogliono proseguire, dopo aver ascoltato i vertici della onlus e la stessa Silvia Romano. Da quanto appreso, Silvia, reduce da un'esperienza come volontaria in Africa, fece un colloquio e un corso online e poi fu mandata nel villaggio keniano. Conoscendo l'inglese, fu inviata in qualità di referente con diverse responsabilità.

"Non fu mai lasciata sola", ha detto Lilian Sora, responsabile dell ong, sottolineando che per la sicurezza c'erano "due masai armati di machete ma uno di loro era al fiume quando fu rapita".

Silvia era arrivata in Kenia il 5 novembre, fu rapita il 20: "Non avevamo fatto in tempo ad attivare l'assicurazione", ha detto Lilian Sora.

DI MAIO SUL RISCATTO - Intanto Luigi Di Maio smentisce che sia stato pagato un riscatto: "A me non risulta, altrimenti dovrei dirlo", afferma. "Perché la parola di un terrorista che viene intervistato dovrebbe valere di più di quella dello Stato italiano?".

Idem Roberto Speranza: "Non ho notizia di pagamenti. So che una ragazza che è stata nelle mani di terroristi per oltre un anno ha potuto riabbracciare la famiglia. Ogni polemica deve essere messa da parte".

(Unioneonline/L)

SILVIA, L'ARRIVO A CIAMPINO

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