Sbotta in aula Fabrizio Corona, mentre è in corso l'udienza che lo vede imputato a Milano per gli oltre 2 milioni di euro trovati nel controsoffito dell'appartamento della sua collaboratrice Francesca Persi e in due cassette di sicurezza in Austria.

"In nome della legge, uno che la rappresenta la polizia non può venire a dire bugie" sono state le parole dell'ex re dei paparazzi all'indirizzo del commissario Luca Izzo, a capo della sezione reati contro il patrimonio della Mobile milanese.

Secondo Izzo, Corona aveva raccontato che "il calciatore del Genoa Giuseppe Sculli lo aveva contattato qualche giorno prima e lui aveva manifestato preoccupazioni per il tipo di parentela che ha Sculli".

Il riferimento è alla bomba carta che il 15 agosto scorso è esplosa davanti alla casa dell'imputato e in quell'occasione proprio lui, all'arrivo della Volante, aveva tirato in ballo Sculli e un litigio avuto col giocatore, nipote di un boss della 'ndrangheta, secondo Corona, e vicino agli ambienti malavitosi.

"Nel momento in cui con Corona ho cercato di approfondire la vicenda - ha ricordato Izzo - lui ha preferito non dire nulla e chiamare il suo avvocato", inoltre aveva anche detto che il calciatore gli aveva chiesto 50mila euro.

"È stato Corona che ha associato Sculli alla criminalità organizzata", ha sottolineato il commissario.

L'ex re dei paparazzi è stato poi interrogato a settembre, dopo il ritrovamento del denaro nel controsoffitto: quel giorno "Corona voleva chiamare Sculli, provocarlo sulla questione della bomba carta" e "fare l'agente provocatore" per aiutare il corso delle indagini, ma gli inquirenti non avevano accettato.

Al termine dell'udienza, l'imputato si è rivolto ai giornalisti: "Mi raccomando, non dite che sono sofferente. Ho voglia di combattere e di difendermi".
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