L'emergenza ora sono i trasporti pubblici. Con le immagini quotidiane che raccontano di resse e assembramenti in metro e bus, cresce il pressing degli enti locali perché si riduca la capienza dei mezzi, ora all'80%.

Ma sul fronte opposto si alza l'altolà delle società di trasporto, che di fronte a questa ipotesi avvertono sui rischi di garantire la sicurezza e di dover lasciare a piedi centinaia di migliaia di persone.

La preoccupazione è alta, tanto che il premier Giuseppe Conte parla di "situazione sicuramente critica" su cui si continua a monitorare. La verifica è attesa per domani al tavolo convocato dal ministro delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli.

Domani pomeriggio il ministro riunirà anche le associazioni rappresentative delle aziende del Trasporto Pubblico Locale, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, di Anci e di Upi per fare un aggiornamento del monitoraggio periodico dei flussi dei passeggeri che utilizzano i mezzi pubblici e analizzare alcune situazioni problematiche riportate in questi giorni sui canali social, relative ad assembramenti a bordo dei mezzi e all'interno delle stazioni.

A chiedere di ridurre la capacità sono gli enti locali, che chiedono, anche alla luce delle indicazioni degli esperti, di ridurre la capienza.

"La capacità del mezzo di trasporto pubblico non deve superare l'80%. Noi vorremmo abbassare questa percentuale. Il Cts parlava del 50% per stare tranquilli, ma per arrivare al 50% abbiamo bisogno di più mezzi e risorse", avverte il presidente dell'Anci Antonio De Caro, spiegando che tutti quelli in circolazione li stanno utilizzando. "Le aziende di trasporto non ce la fanno e l'unica possibilità è differenziare gli orari di ingresso e uscita delle scuole e tornare allo smartworking com'era fino a qualche mese fa".

Una riduzione della capienza, però, metterebbe in ulteriore difficoltà le aziende.

"Risulterebbe difficile per gli operatori del Tpl continuare a conciliare il rispetto dei protocolli anti Covid-19 e garantire allo stesso tempo il diritto alla mobilità per diverse centinaia di migliaia di utenti ogni giorno, con il conseguente rischio di fenomeni di assembramento alle fermate e alle stazioni", avverte l'Ufficio studi dell'Asstra, l'associazione che riunisce le società di trasporto pubblici locale. Simulando una capienza dei mezzi di al 50%, ogni giorno "si impedirebbe a circa 275mila persone al giorno di beneficiare del servizio di trasporto sia per motivi di studio che di lavoro", evidenzia lo studio. Con ricadute negative in termini di traffico e di inquinamento: le ulteriori limitazioni al servizio di Tpl, infatti, obbligherebbero poi "buona parte dell'utenza a fare ricorso alla mobilità privata per continuare ad effettuare i propri spostamenti", spiega lo studio, con il rischio che si generino "da oltre 42mila a oltre 250mila spostamenti in auto in più ogni giorno solo nelle ore di punta mattutine".

(Unioneonline/v.l.)
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