«Vogliamo risposte, vogliamo nomi e cognomi di chi amministra la nostra giustizia e ha sbagliato in questa catena di negligenze imperdonabili». Le parole sono quelle del ministro per gli Affari regionali e per le Autonomie, Calderoli. Il riferimento è al caso dell’uomo condannato per violenza sessuale a Pavia, senza che in 15 anni gli sia mai stata notificato qualcosa. «Vorrei capire come sia possibile che un condannato, in primo grado dal tribunale di Pavia e poi in Appello, ad una pena di sei anni, per violenza sessuale, avvenuta nel 2007, non abbia saputo, nonostante un arresto e quattro mesi iniziali di reclusione cautelare, di essere indagato e poi processato per questo stupro per 15 anni, senza che gli venisse mai notificato nulla, nonostante peraltro si trovasse nuovamente in detenzione, a Cagliari, per scontare la pena per un altro reato. Lo ripeto: due condanne dei nostri tribunali e nessuno lo ha avvisato nonostante fosse già recluso in un nostro carcere».

«Mancate notifiche – continua Calderoli – che hanno portato dopo un ricorso ad annullare la condanna per stupro e che adesso dovranno far ripartire da zero il processo, peccato che nel frattempo questo personaggio si sia reso irreperibile. Leggo sugli organi di stampa che il suo fascicolo presso il tribunale di Pavia era andato distrutto per una fuoriuscita di liquami nei locali degli archivi. Mi sembra una spiegazione inaccettabile. Auspico che il ministro della Giustizia si attivi immediatamente per avviare una verifica che porti ai responsabili, con nomi e cognomi, di una tale negligenza che ha permesso ad un condannato di stupro di non scontare nemmeno un giorno di pena per questo reato (se non i pochi mesi iniziali in forma cautelare) e di rendersi ora irreperibile».

«È questa la risposta che diamo alle vittime di una violenza sessuale e il messaggio che diamo, in termini preventivi e repressivi, agli stupratori? Vogliamo risposte, vogliamo nomi e cognomi di chi amministra la nostra giustizia e ha sbagliato in questa catena di negligenze imperdonabili», conclude il ministro.

(Unioneonline/v.f.)

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