Dall'inizio dell'anno ad oggi sono quasi 57mila gli ettari di terreni e boschi andati a fuoco in Italia. E, rispetto al 2024, se si prosegue con queste medie, a fine anno gli ettari bruciati potrebbero registrare un aumento di circa il 5%. In riferimento poi alla media degli ultimi 20 anni gli ettari di terreno incendiati in Italia sono cresciuti di quasi il 60%.

A rilevarlo è un'analisi di Coldiretti su dati Effis, sistema europeo che monitora i roghi di grandi dimensioni e diffusa con l'emergenza fuoco che minaccia vaste aree del Sud, a partire dalla Campania, «dove - commenta l'organizzazione agricola - è drammatica la situazione nel Parco del Vesuvio».

«L'incendio rischia, infatti, di cancellare - sottolinea Coldiretti - un patrimonio inestimabile di biodiversità, a partire da alcune produzioni pregiate tipiche dellïarea come la Lacryma Cristi Dop, per il quale stava per partire la raccolta dell'uva, l'albicocca vesuviana e il Pomodorino del Piennolo Dop». «Non mancano - segnala ancora la rappresentanza agricola - danni anche alle attività di agriturismo ed ai relativi percorsi di degustazione. Ma a preoccupare sono i possibili effetti legati all'inquinamento del fumo e della cenere».

Un fenomeno, questo degli incendi, favorito dalle alte temperature e dal vento, ma anche «dalle difficoltà di gestione del patrimonio boschivo nazionale», dice Coldiretti, sottolineando che «solo due foreste su tre in Italia sono curate con una gestione attiva con interventi colturali, mentre il resto è trascurato e quindi più vulnerabile, soprattutto agli incendi che ogni anno distruggono centinaia di ettari, con danni ambientali ed economici enormi».

Coldiretti ricorda che per ricostituire i boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno fino a 15 anni con danni all'ambiente, all'economia, al lavoro e al turismo. «Oltre agli effetti del clima estremo, pesa anche - conclude Coldiretti - la mano dell'uomo: circa il 60% dei roghi è doloso».

Per questo,  conclude Coldiretti, «è necessario mantenere le condizioni per un costante presidio da parte delle imprese agricole come sentinelle attive del territorio, soprattutto nelle aree interne, con un ruolo chiave anche nella prevenzione del dissesto idrogeologico». 

(Unioneonline)

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