Circa 300 sanitari no vax di alcune delle province più colpite dalla pandemia di Covid-19 (Bergamo, Mantova, Brescia e Cremona) hanno presentato ricorso al Tar di Brescia chiedendo prima di sospendere, poi di annullare l’obbligo vaccinale per il personale medico. 

Il Tribunale amministrativo discuterà il 14 luglio il ricorso, uno analogo è stato presentato da altri 200 operatori sanitari a Milano.

Nessuno dei ricorrenti si è sottoposto a vaccinazione, ma questa “non è una battaglia no vax, è una battaglia democratica”, precisa l’avvocato Daniele Granara che ha presentato il ricorso, “qui si obbliga una persona a correre un rischio e se non lo corre gli viene impedito di svolgere la professione”.

Nelle 52 pagine del ricorso tra le altre cose si legge che “l’Italia è l’unico Paese Ue a prevedere l’obbligatorietà per determinate categorie”. Un atto definito “costituzionalmente illegittimo, sotto plurimi profili, di diritto interno ed europeo”. Ancora, si parla di obbligo “riferito a un vaccino di cui non è garantita la sicurezza né l’efficacia, essendo la comunità scientifica unanime nel ritenere insufficiente la sperimentazione eseguita”.

Nel ricorso si rivendica “la libertà di scelta della cura e la libertà della ricerca scientifica sancite dalla Costituzione, diritti inviolabili e parte integrante del patrimonio costituzionale comune dei paesi dell'Unione Europea".

I medici e gli infermieri, ma anche i farmacisti e il personale ospedaliero, che hanno presentato ricorso sostengono che "il Legislatore italiano ha inteso prevedere un singolare obbligo vaccinale in danno degli operatori sanitari e sociosanitari, costretti a sottoporsi ad uno dei quattro vaccini autorizzati in Italia, senza avere certezza circa la loro efficacia e sicurezza e, peraltro, senza nemmeno avere la possibilità di scegliere a quale tra i quattro sottoporsi". 

(Unioneonline/L)

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