Brusca: “Chiedo scusa alle famiglie delle vittime. La mafia è una fabbrica di morte”
Nel video, il collaboratore di giustizia – esecutore materiale della strage di Capaci – invoca il perdono anche di sua moglie e di suo figlio
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"Ho riflettuto e ho deciso di rilasciare questa intervista: non so dove mi porta, cosa succederà, spero solo di essere capito. Ho deciso di farlo per fare i conti con me stesso, perché è arrivato il momento di metterci la faccia, anche se non posso per motivi di sicurezza, ma è nello spirito e nell'anima che è nata l'intenzione di farlo. Di poter chiedere scusa, perdono, a tutti i familiari delle vittime, a cui ho creato tanto dolore e tanto dispiacere".
Lo ha detto il pentito di mafia Giovanni Brusca in un'intervista a un tv francese che risale a cinque anni fa, il cui video è rimasto inedito fino a oggi.
L'uomo – che si è autoaccusato di aver premuto il telecomando che fece esplodere il tritolo che provocò la strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta – è stato scarcerato ed è tornato in libertà.
Già in altre occasioni, soprattutto durante i processi, dopo la sua collaborazione, che all'inizio fu controversa, il pentito aveva chiesto perdono ai familiari delle vittime e allo Stato.
L'ultima volta nel febbraio 2019 deponendo al processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio a Palermo disse: "Chiedo perdono a tutte le vittime di mafia".
"Ho cercato in questi anni da collaboratore di giustizia - dice Brusca nel video - di dare il mio contributo, il più possibile, e dare un minimo di spiegazione ai tanti che cercano verità e giustizia. E chiedo scusa principalmente a mio figlio e a mia moglie, che per causa mia hanno sofferto e stanno pagando anche indirettamente quelle che sono state le mie scelte di vita: prima da mafioso, poi da collaboratore di giustizia, perché purtroppo nel nostro Paese chi collabora con la giustizia viene sempre denigrato, viene sempre disprezzato, quando invece credo che sia una scelta di vita importantissima, morale, giudiziaria ma soprattutto umana. Perché consente di mettere fine a questo, Cosa nostra, che io chiamo una catena di morte, una fabbrica di morte, né più né meno. Un'agonia continua".
(Unioneonline/F)