Superate le 50mila firme per la legge Zuncheddu sul risarcimento alle vittime della giustizia
Ora la palla passa alla Camera: la norma prevede indennizzi immediati per chi è finito in cella ingiustamente e non può provvedere a se stessoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sono state superate le 50mila firme che servono per chiedere al Parlamento di discutere la proposta di legge Zuncheddu e altri sul risarcimento vittime di giustizia.
Si tratta di una proposta di iniziativa popolare per garantire una provvisionale economica a chi alla fine di un processo è stato assolto e nei casi di ingiusta detenzione e che poi deve attendere anche 10 anni per vedersi riconosciuto il danno in forma economica.
La legge, se approvata, permetterebbe a chi, come Zuncheddu, non è in grado di mantenersi, di poter ricevere un anticipo per sostenersi. La raccolta firme era stata promossa dal Partito Radicale e dalla famiglia di Beniamino Zuncheddu, il pastore sardo che ha trascorso 33 anni in carcere per l'accusa di un triplice omicidio nel 1991 e poi è stato assolto nel gennaio 2024 dopo un processo di revisione.
Inizialmente le sottoscrizioni erano state raccolte on line sul sito del ministero della Giustizia poi manualmente con banchetti in diverse parti della Sardegna.
«Dovrei ringraziarvi uno a uno. Tanta è stata la bellezza e la solidarietà che ho incontrato in questi mesi. Abbiamo riso e pianto insieme. Ho conosciuto persone bellissime», scrive sui social la Garante dei detenuti della Regione Sardegna, Irene Testa, annunciando il superamento della soglia prevista, «A partire dai tantissimi volontari che hanno raccolto senza mai fermarsi; gli avvocati autenticatori che ci hanno accompagnato passo passo; i tanti Comuni che hanno fatto l'impossibile per certificare le firme, alcuni anche facendo gli straordinari. Naturalmente al Partito Radicale che ha promosso questa proposta di legge di civiltà. Dedichiamo questo risultato a Beniamino e altri affinché la sua vicenda possa rappresentare un monito presente e futuro ad una politica spesso sorda e indifferente. Ora però la battaglia continua, si sposta dalle piazze in Parlamento».
Ora la Camera ha tre mesi di tempo per incardinare la proposta di legge nella commissione competente dove potrebbe essere unificata con altre proposte di legge presentate da singoli parlamentari o partiti. «Non staremo a guardare ma faremo il giusto pressing perché questa legge veda la luce al più presto».
(Unioneonline)
