Era stata un’operazione antidroga in grande stile quella compiuta dai carabinieri nel 2017 a Monte Santu, vicino a Siligo. Nell’agro i militari avevano trovato piantagioni di cannabis e tra le persone accusate della produzione era finito anche un 59enne di Benetutti. Lui, col terreno confinante rispetto a quello “incriminato”, era stato ritenuto responsabile della coltivazione di ben 1700 piante, di cui 567 in fase di essiccazione, e 532 kg di cannabis.

Sostanza lavorata all’interno di fabbricati agricoli con l'obiettivo di essere venduta come sul mercato della droga. Tra le prove raccolte contro l’imputato vi era un’intercettazione telefonica in cui un’altra persona gli chiedeva se avesse 60 sacchi di iuta, ritenuta un messaggio criptico legato agli stupefacenti, e a cui l’indagato aveva risposto “Addirittura!”.

Gli avvocati della difesa, Giuseppe Mele e Raffaele Rocco, hanno sostenuto l’estraneità ai fatti del loro assistito per il quale, dopo otto anni, si è conclusa la vicenda giudiziaria, ieri in tribunale a Sassari, con l’assoluzione perché il fatto non sussiste. A pronunciare la sentenza il collegio presieduto da Monia Adami, a latere Valentina Nuvoli e Paolo Bulla, che ha anche deciso il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per altri tre imputati, a cui si contestavano reati minori, ed erano difesi dai legali Marco Palmieri, Luciano Pinna e Gianluca Giordo.

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