Fabio Manca aspetta che si faccia luce sulla morte del fratello William, il 45enne trovato senza vita nell’agro di Bancali a Sassari lo scorso 10 settembre dopo cinque giorni di ricerche. Un corpo spuntato in mezzo ai rifiuti e alle carcasse di animali. «Vederlo così. Nemmeno i cani fanno queste cose. Qualcuno lo ha portato lì e buttato».

Sono trascorsi due mesi e il dolore di Fabio e della sua famiglia è sempre più forte, anche perché non si sa ancora cosa sia successo la notte del 6 settembre quando il parente è uscito senza fare più ritorno. «Sto fuori due ore, è l’ultima frase che mi ha detto», ricorda il 52enne.

Il luogo del ritrovamento del corpo di William Manca, nel riquadro

Sulla vicenda indagano i carabinieri su incarico del sostituto procuratore Ermanno Cattaneo. «Ho fiducia in loro e voglio ringraziarli per l’aiuto che mi hanno dato così come voglio esprimere gratitudine a mio zio Angelo Rassu». Ma c’è anche tanta rabbia nelle parole di Fabio. «Dicono che William si drogava, che frequentava brutta gente. Tutte chiacchiere da bar. È falso, lui mi confidava tutto». Fabio dice di ignorare chi siano coloro che hanno passato la notte con il fratello. «Non so chi siano e non lo voglio sapere, perché già la mia testa sta andando dove sta andando. Ma quando ci sarà un processo voglio vedere le loro foto sui giornali in modo che tutta Sassari sappia chi sono questi pezzenti, questi miserabili».

La sofferenza ha inghiottito tutta la famiglia, in particolare la madre: «Ogni notte si alza e va in camera a vedere se è ritornato il figlio». Una mamma invalida che era la ragione di vita per entrambi i fratelli e che «William non avrebbe mai abbandonato». I due vivevano con la pensione di lei. «Campiamo così. È la verità. Io sono disoccupato come lo era William». Poveri. «Sì. Mio fratello viene ignorato anche per questo. È in fondo alla fila. Non abbiamo soldi, non possiamo chiedere niente. Dobbiamo rivolgerci a voi per avere una difesa». E ridare dignità al 45enne: «Era un ragazzo di buon cuore. E lo hanno usato e raggirato». E forse, quella notte, avrebbe potuto essere salvato e chi doveva intervenire magari non l’ha fatto. «Se sapessi i loro nomi, non so come reagirei trovandomeli di fronte. Può andare bene, o male. Ma le spalle non le giro, non le posso girare».

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