L'epoca migliore del jazz? Per alcuni è quella degli albori, per altri, quella che oscilla tra gli anni Cinquanta e Sessanta; per altri ancora, il periodo che va dai Settanta in poi. A ognuno il suo jazz. Che nel caso del quintetto italo-britannico The Red Hot Rags guarda alle grandi voci di Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Nina Simone. Guidato dalla cantante Jessica De Giudici (papà di Bosa e mamma di New York), il gruppo approda domani in Sardegna per tre concerti incastonati nel Jazz Club Network: giovedì alle 21.30 al Jazzino di Cagliari, venerdì al Boche Teatro di Nuoro, sabato al Vecchio Mulino di Sassari. "Amo la musica del passato", sottolinea la vocalist. "E visto che sono anche appassionata di moda, sul palco indosso vestiti che rimandano a quel periodo".

Un periodo attraversato non solo da rivoluzioni estetiche riguardo il linguaggio musicale, ma anche da temi in cui ribollivano tematiche sociali…

"Molti classici del grande songbook americano sono stati scritti da immigrati. I fratelli Gershwin e Irving Berlin erano di origine russa. Nina Simone scrisse molte canzoni a sostegno dei diritti civili degli afroamericani. Nel jazz non ci sono solo brani che fanno sognare o mettono allegria, ma un'eredità che va preservata e tenuta viva, insieme alla storia che ne ha reso possibile nascita ed evoluzione. Altri classici che rivisitiamo, sono invece legati al repertorio italiano che in Italia ha sdoganato lo swing durante il fascismo".

Quanti anni ha vissuto in Sardegna e cosa ha ereditato da suo padre?

"Ho abitato per cinque anni a Selargius. Sono testarda, amo le persone oneste e trasparenti".

Carlo Argiolas
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