Una terra bella, aspra e tormentata quella del Kosovo, uno Stato balcanico che si è proclamato indipendente dalla Serbia nel 2008. Un piccolo territorio incastonato tra Serbia stessa, Albania, Macedonia del Nord e Montenegro, con una popolazione di circa 2 milioni di abitanti.

Una giovane Repubblica al centro di mille tensioni, in cui la convivenza tra kosovari albanesi (la maggioranza) e kosovari serbi è molto problematica, dopo la terribile guerra che qualche anno fa ha insanguinato i Balcani.

Gianni Falchi, 48 anni, di Porto Torres, appuntato scelto dei carabinieri, ha partecipato a un'importante missione di pace della Nato, denominata MSU (Multinacional Specialized Unit), che si è conclusa per lui ieri.

Base della missione la capitale Pristina, 140 carabinieri in tutto, di cui 4 sardi, Gianni compreso: "Sono partito l'11 settembre 2019 - spiega l'appuntato turritano -. La missione doveva durare 6 mesi, ma poi è scoppiata la pandemia, che ovviamente ha portato a nuove difficoltà e a un allungamento della missione stessa. Sono stati mesi intensi, indimenticabili, sia dal lato umano che professionale".

"I kosovari - precisa - ci hanno accolto benissimo. Posso dire che noi italiani siamo ben visti, forse il nostro modo di fare generoso ed espansivo è bene accetto. Con la popolazione non ci sono mai stati problemi e non sono accaduti momenti di tensione. Tuttavia durante i turni bisognava stare sempre all'erta ed essere ben equipaggiati e pronti. Ma questi sono i rischi del mestiere. Per fortuna, ripeto, è andato tutto bene".

Falchi si asciuga il volto con la bandiera dei Quattro mori (foto concessa)

I carabinieri italiani avevano dei grandi ammiratori: i bambini.

"È vero - afferma Gianni -. Non scorderò mai i loro occhi e i loro volti. Noi facevamo il possibile, nel nostro piccolo, per renderli felici: qualche dono, dei dolci, del cioccolato. E i loro occhi si illuminavano. Non dimentichiamoci che sino a poco tempo fa in Kosovo c'era la guerra e anche questi gesti aiutavano le famiglie ad avere momenti di serenità".

Durante la missione ci sono state anche le elezioni: "Si sono svolte in modo tranquillo - dice Falchi -. Aveva vinto un partito nuovo, ma da qualche tempo il governo è caduto e ora ce n'è uno provvisorio. Presto si dovrebbero tenere nuove consultazioni".

Falchi è però contento di essere tornato nella sua terra: "Sono arrivato ieri notte a casa - conclude -. Sono un po' stanco, ma felice di avere riabbracciato la famiglia. In questi mesi mi ha fatto compagnia la bandiera dei Quattro mori, ma devo dire che l'affetto dei kosovari e dei miei colleghi lo porterò per sempre nel cuore. Alla partenza da Pristina è arrivato il momento dei saluti ai commilitoni e siamo stati inoltre premiati dai superiori con una medaglia. Sono stati momenti toccanti e mi sono commosso, orgoglioso assieme agli altri di avere compiuto il proprio dovere, con dignità e con rispetto per il prossimo".
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