La proposta è di alcuni sindaci sardi: formalizzare ai comuni più ampi poteri sulla gestione del Covid, tamponi e comunicazione in primis.

Alfieri di questa proposta il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini e quello di Bonorva Massimo D'Agostino. Il primo sull'argomento ha addirittura predisposto nel suo comune un protocollo autonomo e lo ha inviato ai suoi colleghi.

Il secondo invece si chiede: "Perché un sindaco deve subire la disperazione e la frustrazione dei suoi cittadini, bloccati privi di comunicazione da settimane a casa, senza potere far niente? Potremo gestire noi i test molecolari".

La questione ovviamente è più complessa, poiché investe competenze e poteri ben distinti, anche se il sindaco è la massima autorità sanitaria della comunità.

Ad ogni modo nelle ultime settimane si è registrato un fatto inconfutabile: i sindaci, in sofferenza di comunicazione con ATS (alle prese con enormi difficoltà organizzative) hanno decisamente preso in mano la situazione, effettuando a proprie spese, e con grandi sacrifici economici, screening di massa e segnalando i positivi ai test proprio all'ATS. Ovvero il contrario di quello che stava accadendo, con evidenti ritardi, sino a qualche settimana fa. I ruoli quindi sembrano già di fatto invertiti.

"Per me ATS non esiste", commenta sarcastico il sindaco di Mores Peppino Ibba.

Più cauto rispetto, alle posizioni di Ciccolini e D'Agostino, il sindaco di Padria Sandro Mura: "L'intenzione è interessante, ma la materia è complessa - dice - Noi comunque stiamo effettuando una variazione di bilancio per investire altre risorse sui test naso-faringei".

Sostanzialmente d'accordo il sindaco di Pattada Angelo Sini."Bisogna prendere atto della grande sofferenza di ATS - spiega - Oramai come comuni stiamo gestendo in maniera diretta l'emergenza".

Esplicito anche il sindaco di Usini Antonio Brundu: "Già da diverse settimane ho pensato una cosa simile - esclama - Ai comuni devono essere concessi ufficialmente più poteri. Non è più possibile andare avanti così".
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