Ardara, al via il gemellaggio culturale con Malta
Il borgo logudorese apre le proprie porte al MediterraneoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In Sardegna, dove le pietre antiche parlano ancora e i paesi custodiscono memorie più longeve di qualunque archivio, Ardara sceglie di aprire le proprie porte al Mediterraneo e trasforma un gemellaggio in un terreno di ricerca, confronto e immaginazione comune.
Dal 6 all’8 dicembre il borgo logudorese accoglierà Msida, cuore vivo di Malta, per DCHUI, un progetto che prova a interrogare cosa significhi oggi appartenere all’Europa.
A mettere in dialogo i due territori è “Different Culture Heritage: Unity and Inclusivity”, iniziativa finanziata dal programma europeo CERV e costruita dal Comune di Ardara insieme a quello di Msida e a Focus Europe ETS.
Si tratta di un percorso che intreccia giovani, istituzioni, operatori culturali e cittadini: venticinque i partecipanti maltesi attesi, cui si unirà la comunità locale, chiamata a giocare un ruolo da protagonista.
Il programma si articola come un viaggio nei significati del patrimonio culturale, declinato tanto nei simboli quanto nelle pratiche.
La prima giornata sarà dedicata all’accoglienza, momento semplice ma decisivo in un progetto che fonda la propria forza sul riconoscimento reciproco.
La seconda, la più densa, proporrà un confronto istituzionale e un panel su legami storici, sfide comuni e nuove forme di cooperazione tra comunità di isole mediterranee: due realtà periferiche solo sulla carta, accomunate invece da simili tensioni e opportunità. La delegazione visiterà poi Fonni e prenderà parte a Cortes Apertas – Autunno in Barbagia.
La conclusione, ad Ardara, avrà il sapore delle cose che non si consumano in un weekend: la firma di un Memorandum of Understanding, un workshop sulle potenzialità del patrimonio culturale come motore di sviluppo, una tavola rotonda finale, e un itinerario tra realtà produttive del territorio.
«Siamo orgogliosi di ospitare questo progetto», dichiara il sindaco Francesco Dui, «perché DCHUI ci permette di valorizzare le nostre tradizioni e, allo stesso tempo, di collocarle dentro una visione europea fondata su dialogo, inclusione e partecipazione».
(Unioneonline/Fr.Me.)
