Dai maltrattamenti alla figlia e all’ex compagno, fino alla calunnia, alle lesioni, ai danneggiamenti e persino al lancio delle tartarughe acquatiche di famiglia dal terrazzo. È lungo l’elenco delle accuse mosse a una 41enne originaria dell’Europa dell’Est, il cui processo si è discusso oggi in tribunale a Sassari, davanti al collegio presieduto da Giancosimo Mura, con a latere Monia Adami e Sara Pelicci.

Secondo le imputazioni, la donna avrebbe compiuto ad Alghero, tra il 2019 e il 2022, una serie di azioni violente.

Tra queste: aver lanciato una bevanda bollente contro la figlia, averla colpita con un vaso e con un appendiabiti di metallo, e averle imbrattato il letto con generi alimentari sott’olio come forma di punizione. In un episodio, avrebbe addirittura morso la mano della ragazza, torcendole il mignolo e causandole – secondo l’accusa – una lesione permanente.

Nei confronti dell’ex compagno, avrebbe invece lanciato un cellulare dalla finestra, lo avrebbe calunniato con accuse infondate e avrebbe creato un falso profilo Facebook a suo nome, in cui l’uomo appariva – secondo l’imputazione – «in pose intime e private, al fine di ridicolizzarlo».

Sarebbero stati danneggiati anche mobili e suppellettili, a causa di lanci ripetuti di vasi e piante. Tra le accuse più gravi, anche il maltrattamento di animali domestici: la donna avrebbe colpito con un martello i denti del gatto e avrebbe gettato le tartarughe acquatiche dal terrazzo.

Tuttavia, il pubblico ministero Angelo Beccu, durante la discussione in aula, ha sottolineato la genericità delle accuse e la mancanza di prove concrete. Per questo ha chiesto l’assoluzione dell’imputata per tutti i capi d’imputazione.

La parte civile, rappresentata dall’avvocato Gianni Censori, ha invece richiesto la condanna della donna, mentre il difensore, Francesco Sasso, ha evidenziato numerose incongruenze nel racconto dell’accusa. Ha citato, ad esempio, il presunto "mignolo lesionato permanentemente", che – come ammesso dalla stessa ragazza – risulta oggi perfettamente funzionante. Ha inoltre contestato l’episodio dell’uomo chiuso in garage, affermando che il portone era in realtà aperto e che la donna impediva solo all’uomo di uscire in moto.

Infine, ha sottolineato come gli atti contro il gatto e le tartarughe non siano stati visti da alcun testimone.

Il collegio ha rinviato l’udienza all’8 ottobre per le repliche e la sentenza.

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