Sgombero al poligono, A Foras: «Non si assolve l’inquinamento a Teulada»
Gli antimilitaristi: «Controllore e controllato sono lo stesso soggetto. E non vengono divulgati i risultati delle analisi»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Con ordinanza del 18 luglio la prefettura di Cagliari ha sancito l’interdizione in via cautelativa delle aree del Poligono di Capo Teulada non ad esclusivo uso militare (date in concessione per attività agropastorali)».
La motivazione è «una situazione di rischio per superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione del suolo».
Sono decenni, commenta il collettivo antimilitarista di A Foras, «che si denuncia l’ovvia devastazione ambientale che si accompagna alle attività militari nei poligoni sardi, non ci vuole una scienza a capire che decenni di manovre militari e bombardamenti con ogni sorta di ordigno comportano inquinamento e distruzione».
È stato «con la lotta e con l’organizzazione di questi decenni che siamo riusciti a costringere i militari a sottoporsi finalmente alle norme ambientali, iniziando a operare i dovuti monitoraggi, e dal gennaio di quest’anno iniziando a sottoporre le loro attività a procedimenti di Valutazione ambientale».
Certo, dicono da A Foras, «non dobbiamo cantare vittoria troppo presto, i monitoraggi continuano ad essere svolti in un contesto di totale mancanza di trasparenza. Come emerge anche dall’ultimo documento della Prefettura, è il comando dell’Esercito che gestisce la misurazione delle contaminazioni ambientali, emanando apposito bando per aziende del settore, ed è lui a fornire i dati sul superamento delle soglie di contaminazione. Il controllore e il controllato sono il medesimo ente.
Ufficialmente non si sa nemmeno quali siano i valori soglia superati. Anche se trapelano ipotesi su tallio e cadmio. «Ai fini di un ripristino dei territori e di una valutazione scientifica del danno», dicono gli antimilitaristi, «è fondamentale che i monitoraggi ambientali siano svolti da enti completamente indipendenti dalle gerarchie militari, con criteri di massima trasparenza e condivisione dei dati. Finché non ci sarà una condizione del genere, non si può dare credito al sistema di monitoraggio dei poligoni, anche quando sembra confermare ciò che andiamo dicendo da decenni. Prendiamo comunque atto del fatto che i militari non possono più insabbiare come prima i danni della loro azione, che non si possono più comportate da padroni assoluti nel nostro territorio».
(Unioneonline)