Un anno fa a San Sperate avveniva un femminicidio, ma nessuno lo sapeva. Si sarebbe dovuto aspettare a luglio, quando il caso finì sotto i riflettori della cronaca regionale e nazionale, per scoprire i primi dettagli di una vicenda che ancora oggi rappresenta una ferita nel cuore della comunità. Una comunità che in 12 mesi, scossa da un femminicidio, sembra cambiata. «Ma questo si vedrà più avanti», come specifica il sindaco Fabrizio Madeddu, riferendosi non solo al suo paese. «Oggi la ferita è aperta, ma la sfida è quella di non dimenticare mai. E chissà se è una sfida che riusciremo a vincere».

Francesca Deidda e Igor Sollai sono nomi che un qualsiasi sansperatino conosce oggi, ma non un anno fa: i conoscenti della coppia nel paese erano pochi, pochissimi. D’altronde non erano originari di San Sperate: lei di Elmas, lui di Assemini, dalle carte comunali risultavano ufficialmente trasferiti dal 2012. Quando si seppe dell’arresto del marito erano già passati due mesi. «Ma come è possibile che in un paese, tutto sommato ancora piccolo, non si sia saputo?», si era chiesto il primo cittadino a settembre, durante l’iniziativa che ha visto nascere una pianta in memoria di Francesca. «Forse è venuto meno quel senso di comunità che ci porta a fidarci dei vicini di casa, del quartiere. Forse in questo dobbiamo tornare indietro». Eppure la comunità sembra cambiata oggi, non solo perché quei due nomi, quelli di Francesca e Igor, sono molto conosciuti, entrati di straforo nel vocabolario comune dei cittadini: da luglio sono state tante le iniziative che hanno voluto accendere il dialogo e sensibilizzare cittadini e non sui temi del femminicidio e della violenza di genere. Ma sarà bastato?

«Oggi l’opinione pubblica è ovviamente molto informata, e si fa presto a dire frasi fatte», riflette Madeddu. «Non voglio essere frainteso, la comunità da subito si è dimostrata sensibile. La ferita è ancora aperta per tutti noi. Certo che tutti vogliamo giustizia, certo che cose così non dovrebbero succedere. Ma poi, dopo il processo, ne parleremo ancora? Una volta che la giustizia sarà fatta, il femminicidio di Francesca ci lascerà qualcosa? Avrà cambiato le nostre menti? Saremo davvero migliori? E non parlo solo dei miei concittadini, è un discorso più ampio. Io lo spero, ma talvolta mi chiedo se quello di ora non sia solo tifo da stadio. Spero davvero di sbagliarmi e da amministratore farò il possibile perché questo non avvenga».

Intanto a San Sperate un altro fiore è stato piantato in via Ollastu, in ricordo del primo anno dalla scomparsa di Francesca, uccisa nella sua casa di via Monastir. Era il 10 maggio.

Stefania Spiga, consigliera del gruppo San Sperate tradizione e futuro, dal canto suo dice: «Un anno di dolore è passato nel ricordo di Francesca Deidda e nell’attesa di una sentenza definitiva e giusta. Continueremo a lavorare contro ogni discriminazione e violenza contro le donne, perché non si ripetano femminicidi e perché si possa costruire una cittadinanza fondata sulla parità e il rispetto tra i sessi».

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