L’applauso corale della folla, le sirene delle ambulanze e dei mezzi della Protezione civile hanno salutato il feretro di Federico Valensise, all’uscita della piccola chiesa della Madonna del Perpetuo Soccorso, oggi a San Sperate.

Affetto e riconoscenza dei tanti amici e compagni del volontariato per un uomo generoso e altruista.

"C’è un bambino di tre anni che attende le braccia forti del suo papà", ha detto durante l'omelia don Giorgio Vacca, tratteggiando i contorni di una tragedia davanti alla quale il sacerdote non è ricorso a giri di parole o frasi di circostanza consolatorie.

"Davanti alla tragedia di Federico che getta nella disperazione la moglie Caterina, il figlio e la famiglia, riusciamo solo a blaterare qualche parola di conforto, ma ci accorgiamo che non basta", ha continuato, sotto le navate della piccola chiesa immersa nel verde, rivolgendosi direttamente a Federico: "Dicci tu cosa dobbiamo fare: tu puoi interrogare Dio e domandargli 'Cosa ti ho fatto di male per trattare così me, e la mia sposa'".

Le uniformi verdi del Corpo Forestale, le divise rosse dei volontari delle associazioni di soccorso, e quelle listate a lutto dei compagni della Protezione civile Orsa: tutti attorno al loro presidente scomparso.

Ecco i fotogrammi delle esequie di Federico Valensise, che lunedì a Iglesias, in uno dei primi giorni di lavoro, è andato incontro al tragico destino.

La sua morte ha fatto sprofondare nella disperazione la moglie Caterina, il figlio e la sua famiglia, già colpita da altre tragedie.

Il nonno di Federico, Antonio, ha dedicato le ultime, tenere, parole al nipote: "Un aggettivo per definirlo? Non basta: lui era troppo buono, un gigante buono e con le mani sempre le mani aperte. Per tutti".

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