San Salvatore, a Senorbì torna la festa nel ricordo del miracolo del 1949
Massimo Caria, colpito da peritonite e destinato a morire, riuscì miracolosamente a salvarsi dopo aver fatto un voto al santo: l’omaggio rivive ancora da parte di famiglia e comunitàPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Nel 1949 Massimo Caria, giovane padre di famiglia, si ammalò di peritonite. Malattia di cui all’epoca si moriva, anche perché le (poche) cure erano parecchio costose e quindi non alla portata di un’umile famiglia di un paese ancora stravolto dalla guerra.
Dopo 16 giorni di ricovero e una diagnosi che lasciava solo un lumicino di speranze, Massimo promise a San Salvatore da Horta di acquistare un suo quadro in segno di devozione e ringraziamento se lo avesse liberato dalla malattia. Subito dopo la preghiera e la promessa, l’uomo guarì e ritornò a casa da moglie e figli.
«Quell’uomo era mio padre e San Salvatore aveva fatto il miracolo» racconta con fierezza mista a commozione Salvatore Caria, il presidente del Comitato permanente che, da alcuni anni, ha restituito al santo una grande festa con la partecipazione dell’intera comunità di Senorbì.
Salvatore Caria (in paese tutti lo chiamano affettuosamente Toto) deve il suo nome alla devozione del padre nei confronti del santo guaritore. «Sono nato nel 1953, quattro anni dopo il miracolo che ancora celebriamo – racconta Toto –, battezzarmi con il nome Salvatore in qualche modo faceva parte del voto». La promessa prevedeva l’acquisto di un quadro con l’immagine del santo. «Mio padre fece di più – continua Caria –, ritornato a casa decise di acquistare una statua da regalare alla Parrocchia».
Domani, sabato 1 giugno, si rinnova l’appuntamento con la festa promossa dal Comitato e dalla Parrocchia Santa Barbara. Questo il programma: alle 18 la messa solenne celebrata da don Giancarlo Dessì con la predica di padre Enrico Mascia, alle 19 la processione con i gruppi folk e i suonatori di launeddas che dalla chiesa parrocchiale accompagneranno il simulacro sino alla chiesetta di San Sebastiano (attraverso via Sanna, via Coraddu, via Lonis e via Atzeni) dove verrà impartita la benedizione ai presenti. A fine serata il tradizionale “cumbidu”.
I più anziani ricordano il miracolo di Senorbì, anche se nel loro racconto i contorni della storia sono un po’ confusi. A fare chiarezza è spuntato da un cassetto impolverato in una vecchia casa della famiglia Caria un giornalino dedicato a San Salvatore da Horta dove era stata pubblicata la lettera di Massimo (scritta forse su suggerimento della mamma Luigia) nella quale raccontava la sua esperienza e testimonianza di fede: «Pregai con gran forza il taumaturgo da Horta, affinché mi guarisse e mi restituisse sano alla mia famiglia». Ancora oggi è l’intera comunità di Senorbì a rivolgersi a San Salvatore con sincera devozione.