"Due serpentelli velenosi che sono stati capaci di mordere e uccidere". Così, il primo cittadino di Capoterra, Francesco Dessì, all’epoca vice sindaco, definisce il rio san Girolamo e il Masone Ollastu, i due ruscelli, diventati fiumi in piena il 22 ottobre 2008, quando hanno ingoiato quattro vite umane in quella terribile, indimenticabile alluvione.

A più di otto anni da quell'apocalisse d’acqua e di fango, grazie a un progetto cofinanziato dall'Unione europea, per un impegno finanziario complessivo di 50 milioni di euro, quella foce di Capoterra marina è ormai in sicurezza e si può procedere ormai verso il controllo del rischio idrogeologico delle sue frazioni costiere e della borgata collinare di Poggio dei Pini.

L'articolo completo su L'Unione Sarda in edicola
© Riproduzione riservata