Oristano, dehors vietati nel centro storico: gli operatori fanno ricorso al Tar
Chiedono l’annullamento del regolamento recentemente approvato: «Effetti devastanti per noi»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il regolamento dei dehors per mesi è stato al centro di polemiche. Adesso arriva davanti al Tar: cinque operatori del centro storico, assistiti dall’avvocato Giovanni Cau, hanno presentato ricorso contro il Comune di Oristano chiedendo «l’annullamento della deliberazione del Consiglio comunale dell’11 settembre 2025 con cui è stato approvato il regolamento dehors. L’annullamento del regolamento, in particolare dell’articolo 5 (comma 4) e dell’articolo 19, e di tutti gli atti».
Nell’articolato ricorso l’avvocato Cau evidenzia che le società La Piazza, Spicchio Pizza, Ittica Aeden, Aemme srl e Kalispera per cercare di ampliare l’offerta favorendo anche lo sviluppo del centro, negli anni hanno chiesto e ottenuto dallo Suap le autorizzazioni per le strutture amovibili esterne. Tutti hanno investito ingenti somme per sistemare quei dehors che il regolamento comunale definisce “di tipo 2” (spazio delimitato con pedana e ringhiera) e vieta nel centro storico. L’articolo 19 inoltre concede due anni per mettersi a norma.
«Queste disposizioni hanno un impatto devastante per le imprese – si legge nel ricorso – che pur avendo le autorizzazioni, si vedono imporre la completa rimozione delle strutture vanificando investimenti, riducendo posti a sedere con conseguenze non solo per la propria attività ma anche per la collettività a fronte di una paventata desertificazione del centro».
Addirittura per la Aeden che all’interno non ha posti a sedere, significherebbe dover abbassare la serranda per sempre. Per tutte ci sarebbe un ridimensionamento dell’attività e inevitabilmente porterebbe anche a una riduzione del personale. Il ricorso parla di «disposizioni illegittime sotto vari profili» in particolare viene evidenziato che sono in contrasto con i principi di proporzionalità e ragionevolezza e della tutela del legittimo affidamento.
«Il divieto assoluto dei dehors di tipo 2 nel centro storico è una misura estrema e immotivata – si legge - se anche il fine del Comune fosse garantire il decoro urbano, questo risulta già tutelato dalle disposizioni paesaggistiche, dal decreto ministeriale della cultura e dal piano regolatore del centro storico rispetto alle quali tutte le imprese sono a norma. Ed è sproporzionata perché il sacrificio imposto ai privati è eccessivo rispetto a al beneficio pubblico, astratto e indimostrato che ne deriverebbe».
Secondo il legale il Comune ha operato una scelta aprioristica e se si volesse ipotizzare che la scelta sia stata fatta per tutelare le aree di maggiore valore storico «la procedura adottata dal Comune sarebbe comunque viziata perché, come stabilisce il Codice dei beni culturali, le aree pubbliche di valore storico-artistico si possono individuare previsa consultazione con la Soprintendenza e questo passaggio non risulta sia stato effettuato».
Infine la legge nazionale per il mercato e la concorrenza ha conferito al Governo una delega specifica per la disciplina delle strutture amovibili. «La tendenza del legislatore nazionale è quella di semplificare e individuare nei dehors un elemento per favorire la vitalità economica dei centri storici – si legge nel ricorso– il Comune di Oristano va nella direzione opposta. Questa scelta appare anacronistica e viziata da eccesso di potere». Da qui la richiesta di annullamento degli atti.
