L’acqua è vita per l’uomo e indispensabile per la terra, va gestita in maniera oculata, meglio rispetto al modello esistente in Sardegna. È quanto emerso nel convegno “Acqua bene comune”, organizzato dall’associazione culturale Lucio Abis a Oristano.

I relatori hanno evidenziato le criticità e inefficienza del sistema di gestione idrica isolano. «La scelta di un ambito unico regionale per la gestione del servizio idrico in Sardegna, pensata per armonizzare il sistema, ha mostrato criticità che ne hanno compromesso gli obiettivi iniziali. Studi analitici evidenziano come questo modello non sia ottimale, generando inefficienze e costi di gestione tra i più alti in Italia», sottolinea il presidente dell’associazione Arca.

Secondo Paolo Sanna, presidente di Liberiamo l’acqua: «esempi internazionali, come Inghilterra e Galles, e studi regionali indicano come ottimale una suddivisione in quattro ambiti da circa 400-500 mila abitanti ciascuno».

«Una gestione più consapevole dell’acqua, di fronte al cambiamento climatico» è invece il focus di Carlo Corrias presidente del Consorzio di Bonifica di Oristano «occorre un’economia green, lotta agli sprechi e una maggiore efficienza nella gestione delle risorse, come nell’Oristanese grazie alla nuova diga sul Tirso».

Battista Ghisu, commissario straordinario della Provincia, è critico sul  «ritorno a una gestione centralizzata a Cagliari. Sono i territori locali che possono meglio gestire la distribuzione dell’acqua, perché conoscono le reali esigenze e problematiche».

Giovannico Crobe, ex direttore del Consorzio di Bonifica «elogia il Consorzio per le iniziative di sensibilizzazione nelle scuole e con le nuove generazioni, fondamentali affinché l’idea dell’acqua come bene pubblico diventi parte integrante della cultura collettiva».

Il direttore dell’Ente Forestas di Oristano Maurizio Mallocci invita a «superare una visione antropocentrica dello sfruttamento delle risorse naturali, tra cui l’acqua, che troppo spesso viene usata come fonte da cui attingere senza curarne il ciclo e il recupero, con conseguenze negative per l’ambiente e la società».

Giorgio Vargiu, Presidente Regionale Adiconsum invece rilancia la sua idea: «un ambito unico con tariffa identica e un’azienda unica, con sub-ambiti provinciali e una consulta dei sindaci per la gestione territoriale, separando il controllore dal controllato. Questo modello eviterebbe ulteriori complicazioni e favorirebbe una gestione più efficiente».

Due esempi di Comuni: San Vero Milis con gestione autonoma dell’acqua, il sindaco Luigi Tedeschi precisa: «risponde meglio alle esigenze del territorio, però è un impegno strutturale e amministrativo molto rilevante e costante». Sandro Pili di Terralba, sotto gestione Abbanoa: «ha migliorato la situazione grazie all’ingegnerizzazione delle reti per individuare perdite, ma permangono problemi sociali legati ai costi elevati dell’autoclave, che pesano sulle famiglie».

Gian Valerio Sanna, presidente del Comitato scientifico dell’associazione Abis rilancia il ruolo dei sindaci «sul territorio sono rimasti loro, che sono i primi a difendere le prerogative locali e per questo devono partecipare attivamente alla gestione della risorsa idrica, riconosciuta come bene comune dalla Costituzione. L’acqua è una risorsa indisponibile, che non può essere piegata ad interessi personali o di parte. È necessaria una gestione corretta della risorsa, estendendo le aree irrigue, realizzando ambiti di laminazione e praticando una gestione sostenibile, solo così potremo contrastare la desertificazione e salvaguardare il nostro territorio».

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