Nella Pasqua di resurrezione dalla cattedra massima della chiesa oristanese arrivano parole forti, chiare e nette come forse mai erano risuonate nella cattedrale di Santa Maria per risvegliare cuori stanchi e menti confuse: dal buio, alla luce. La strada vecchia per la nuova, la resurrezione che vince la morte di un popolo deluso e ripiegato su sé stesso. Un cammino duro, faticoso ma necessario per ritrovare la strada maestra che riporta alla vita, al progresso equo e sostenibile per tutti.

Il messaggio

Padre Roberto Carboni, arcivescovo di Oristano e di Ales-Terralba, nel consueto e mai scontato messaggio pasquale indica la via maestra e senza scorciatoie che conduce ai piedi «del Cristo risorto, il solo in grado di disperdere il buio del nostro quotidiano». Parole che portano alla meta ma solo dopo aver vinto il presente che come sottolinea l’arcivescovo «è confuso e instabile, sommerso dalle tragiche notizie di guerre, di morti inermi e di distruzione». Parole senza veli, accusatorie delle prepotenze sostenute dall’arma dell’economia e del profitto «che calpestano il diritto e la dignità di molti per accontentare pochi».

Il buio

È il buio, l’oscurità che sorvola e annebbia anche la straordinaria bellezza dell’Isola; la denuncia di padre Roberto arriva al cuore e alle menti di un popolo confuso e stordito. «Anche nella Sardegna il sonno della politica ormai solo avvitata su sé stessa, sia a livello locale che regionale, non compie la sua promessa di ascoltare i cittadini ma sembra solo salvare sé stessa e i propri interessi». Promesse disattese, speranze annullate, sogni svaniti. Una politica fine a sé stessa che una pioggia primaverile provocata, dopo mesi di siccità, con le parole di padre Roberto ristora un popolo che ha voglia di mettersi in cammino.

L’augurio

Cosa aspettarci allora da questa Pasqua? Quale è la sorpresa che ci deve venire incontro per aprire il cuore a un sorriso di speranza? «Per noi cristiani – ricorda padre Roberto - l’annuncio della Pasqua ci sorprende e ci risveglia alla fiducia, l’oscurità non ha l’ultima parola. L’ultima parola è della luce, dell’intenso bagliore che acceca l’oscurità del sepolcro vuoto e ci rimette in cammino». L’augurio dell’arcivescovo Roberto «è che nelle nostre piccole e grandi oscurità, entri la luce del Cristo Risorto, l’unico in grado di affrontare il buio del nostro quotidiano, farci ardere il cuore e diventare, a nostra volta, irradiazione di speranza».

Antonio Masala

© Riproduzione riservata