Fuga da Badu ‘e Carros, Raduano rischia 1 anno e 8 mesi. Chiesti 5 anni per l’agente penitenziario Deledda
La Dda di Cagliari: «Evasione gravissima». Chieste condanne pesanti per dodici imputatiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un anno e otto mesi di reclusione per Marco Raduano, il boss foggiano del clan di Vieste evaso dal carcere di Badu ’e Carros il 24 febbraio 2023 e oggi collaboratore di giustizia. Cinque anni per Salvatore Deledda, agente della polizia penitenziaria di Siniscola in servizio nel carcere nuorese, accusato di corruzione aggravata.
Sono queste le due richieste simbolo del pugno duro invocato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari, che ieri – attraverso il pm Danilo Tronci – ha invocato condanne pesanti per dodici imputati, tutti coinvolti, a vario titolo, nella rete di complicità che avrebbe favorito la latitanza del boss pugliese.
L’evasione, ha sottolineato Tronci durante la requisitoria, è da considerarsi «gravissima», non solo per le modalità cinematografiche con cui è avvenuta, e quelle immagini del boss che si cala con un lenzuolo dal muro di cinta, ma soprattutto per il contesto mafioso nel quale è maturata. La procura contesta infatti l’aggravante dell’articolo 416 bis, per aver agito con l’obiettivo di favorire le attività del clan mafioso radicato a Vieste, di cui Raduano era promotore e capo fino all’aprile 2024.
Oltre a Raduano e Deledda, per altri dieci imputati il pubblico ministero ha avanzato richieste di pena che vanno da otto mesi a oltre sette anni. Per Martino Contu la richiesta è di sette anni e due mesi. Massimiliano Demontis rischia quattro anni e due mesi, mentre per Marco Furfaro e Daniele Peron la procura ha chiesto quattro anni e otto mesi. Per Antonio Gusinu e Elio Gusinu la richiesta è di cinque anni, mentre per Mauro Gusinu è di quattro anni e otto mesi.
Per Marco Rinaldi la richiesta è di sei anni, mentre per Tommaso Ruffert è di cinque. Infine, per Gianluigi Troiano, altro imputato oggi collaboratore, il pm ha chiesto otto mesi di reclusione.
Secondo la ricostruzione della Procura, l’evasione di Raduano – ripresa dalle telecamere del carcere, mentre il boss si cala con lenzuola annodate da un cortile interno – fu possibile grazie a una rete di appoggi esterni, formata da allevatori, fiancheggiatori e soggetti inseriti nel sistema penitenziario. Proprio Salvatore Deledda, secondo l’accusa, avrebbe fornito supporto logistico al boss in cambio di denaro, facilitando la fuga. Il procedimento si è incardinato a Cagliari dopo il blitz della Dda e il successivo interrogatorio di Raduano, divenuto collaboratore di giustizia e oggi pronto a testimoniare nei diversi filoni del processo.
Tutti i dodici imputati hanno scelto di accedere al rito abbreviato secco, rinunciando all’audizione dei testimoni. Solo due imputati – Antonio Mangia e Pietro Tolu, allevatori di Orune – hanno scelto il rito ordinario, ora in corso davanti al Tribunale di Nuoro. A difenderli l’avvocato Giancarmelo Serra.
Gli imputati sono assistiti da un collegio difensivo articolato, composto dagli avvocati Giuseppe Talanas, Gianluca Aste, Stefano Stochino, Erika Dessì, Francesco Marongiu, Sergio Milia, Giampaolo Murrighile, Potito Flagella e Agostinangelo Marras.