Pantaloni in velluto ma non solo. Maglie, maglioni pesanti, calzini, ma soprattutto bende, cerotti e garze. Insieme ad alcuni presidi medici lenitivi. Graziano Mesina, nel suo “covo” di Desulo dove è stato catturato nella notte tra venerdì e sabato, aveva con sé tanta roba, tutta piegata e appena pulita. Cambi “freschi”, non certo quello che uno può aspettarsi in un “kit” del latitante. Nessuna arma, nemmeno una pattadese. A quattro giorni dall’arresto del 79enne di Orgosolo, fermato a Desulo dopo un anno e mezzo di latitanza, emergono alcuni dettagli. Elementi che possono aiutare ad avanzare ipotesi concrete, sul suo imminente trasferimento da quel luogo. Mesina, come spiegato anche dagli investigatori durante la conferenza stampa dopo la cattura, era pronto ad andare via, infatti dormiva vestito.

Desulo di passaggio?

Il bandito di Orgosolo era pronto a scappare o attendeva qualcuno per un trasferimento? E chi? Era lì da un paio di giorni, forse tre. Sarebbero due gli zaini ritrovati nella camera da letto dove Grazianeddu è stato sorpreso nel sonno. In entrambi c’era soprattutto vestiario pulito e presidi medici in quantità. Nessuna traccia di cibo, né consumato all’interno dell’appartamento, tanto meno di viveri o scorte d’acqua da portare via. D’altronde le temperature in questi giorni in quella zona della Sardegna non consentono a un latitante, ancor di più per un 79 enne, di stare all’aperto. Insomma più zainetti da viaggiatore che da camminatore. Ma con all’interno tante bende. Come se dovesse curarsi da ferite, oppure era pronto a essere curato.

Terzo giorno di carcere

Forse su questi elementi si potrà fare luce nei prossimi giorni, dopo che oggi l’orgolese riceverà una nuova visita delle sue avvocate, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, che torneranno nel penitenziario nuorese di Badu 'e Carros, dopo un primo breve incontro il giorno dell’arresto. L’ex latitante avrà già trascorso i tre giorni di quarantena Covid, ai quali è stato sottoposto e potrà parlare con le sue legali prima del vaccino che gli sarà somministrato a stretto giro. Sulla base del primo e approfondito colloquio, Goddi e Vernier decideranno i passi successivi per cercare di ottenere per lui una diversa condizione di detenzione, magari fuori dal carcere sulla base delle sue condizioni di salute. Le due professioniste presenteranno una prima istanza alla Procura generale della Corte d’Appello di Cagliari, affinché Mesina possa ricevere le visite degli specialisti, per valutare se appunto le sue condizioni di salute siano compatibili con il carcere. Ma sono anche pronte a chiedere il reintegro della pensione di vecchiaia sospesa, e gli arretrati non versati.

I fiancheggiatori

Intanto le indagini, condotte carabinieri del Comando provinciale di Nuoro e dai Ros, proseguono: i militari cercano di stringere il cerchio su eventuali fiancheggiatori di Mesina nei suoi mesi di latitanza. La coppia che lo ospitava nell’ultimo covo di Desulo, Antioco Gioi e Basilia Puddu, è finita ai domiciliari e oggi i due compariranno nel processo per direttissima in tribunale a Oristano. Con il loro avvocato, Gian Cristian Melis, la coppia sceglierà se concludere il procedimento con un rito alternativo oppure proseguire con il dibattimento.

Film, è già polemica

Intanto sulla casa di produzione cinematografica che ha annunciato una serie di 12 episodi sulla vita di Mesina intitolata “Bandidu”, l’avvocata Goddi sottolinea: «Non sapevamo nulla, nessuno ha mai chiesto liberatorie o consensi».

Fabio Ledda

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