Mentre comincia il quinto giorno di protesta degli autotrasportatori sardi, si alza sempre più forte il grido d’allarme del mondo produttivo.

Gli imprenditori agricoli che vedono la frutta marcire nelle banchine, i caseifici e gli industriali, tutti terrorizzati da una paralisi nei trasporti da e per l’Isola che può mettere in ginocchio tutti i settori dell’economia regionale, che dipendono sia dalle esportazioni oltre Tirreno che dagli approvvigionamenti.

La Sardegna è tagliata fuori dal mondo, isolata. Ferme le navi Grendi, Tirrenia e Grimaldi con centinaia di container bloccati nei porti, i corrieri nazionali hanno sospeso le consegne nell’Isola, ma gli appelli delle aziende non sono serviti a tanto.

“Nelle prossime ore, persistendo comportamenti che impediscono alla Sardegna l’approvvigionamento di materie prime e l’inoltro di prodotti finiti, centinaia di realtà e filiere manifatturiere e industriali dell’Isola, di tutti i comparti economici, dall’agroalimentare al meccanico, dal lapideo al chimico, dalle costruzioni al sugheriero, saranno costrette al blocco dell’attività”, è l’allarme lanciato da Confindustria

I caseifici, pur dando la loro solidarietà agli autotrasportatori, “colpiti da rincari insostenibili”, paventano il rischio che si debba “bloccare la produzione di prodotti freschi, con danno enorme anche per i pastori”.

In tutto ciò, non si ferma la protesta giunta oggi al quinto giorno. Anzi, in assenza di risposte i camionisti minacciano di andare avanti “fino al 31 marzo”.

I COMMERCIANTI – Grande preoccupazione anche per il mondo del commercio: “Abbiamo avuto problemi a rifornirci di mele e pere, ma anche per i kiwi”, spiega Giampiero Casti dal box 109 del mercato San Benedetto di Cagliari, già colpito dai rincari.

In macelleria grande aumento di richieste di pollame: “Fortunamente, trattando quasi esclusivamente carne sarda non ho avuto problemi nel rifornirmi - dice Franco Carta, dalla sua macelleria in via Redipuglia – C'è stato un grandissimo aumento di richiesta del pollame, almeno del 30% con picchi del 40%”.

Forte aumento di richieste di pasta, fanno sapere dalla Coop di piazza Giovanni XXIII, stesso discorso per l’olio di semi e le passate di pomodoro.

Le piccole attività sono a rischio default: “I rifornimenti non sono un problema”, spiega Manuela Putzulu, della bottega “Le delizie di Mannannu”. Il problema sono i prezzi: il pane, ad esempio, passato in poco tempo “da 2,80 a 3,50 al chilo, sono costretta a rivenderlo tra i 3,70 e i 4,20”.

(Unioneonline)

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