In pericolo ieri ci sono state le vite.  Il fuoco ha seminato la paura a Villacidro, a Uta. E a Serramanna, dove è stata colpita la zona ovest del centro abitato. I danni alle persone non ci sono stati, ma quelli materiali sono ingenti. Così quelli “spirituali”. Come quelli patiti da Andrea Trudu, che ha visto distrutto «ciò che amavo». Un orto, che per lui era un rifugio di rinascita. 

Affida la sua riflessione ai social: «Questa mattina mi ha svegliato un odore soffocante. L’odore del “senza senso”, come se il mondo avesse deciso di rinunciare alla logica per abbandonarsi unicamente alla malvagità. Mi è entrato nei polmoni, e da lì ha raggiunto il cervello, senza chiedere il permesso, invadendo ogni pensiero», scrive. 

 Le domande affioravano «ma erano spettri inconsistenti: prive di forma, prive di senso appunto. Non ci sono ne domande, né risposte, non ci sono motivi, non esiste nemmeno una plausibile giustificazione a ciò che è accaduto».
Poi la spiegazione: «Qualcuno, ieri, ha deciso di distruggere ciò che amavo. Il mio orto, quel piccolo angolo di silenzio in cui coltivavo la mia pace, è stato cancellato. Era il mio rifugio, il luogo dove la solitudine diventava cura, dove il tempo rallentava e le ansie si lasciavano addomesticare, dove custodivo tanti cari ricordi. La sera spesso rientrando dal lavoro tiravo dritto, aprivo il cancello e mi regalavo una mezz’ora di tranquillità: un rituale semplice, fatto di gesti lenti e mani sporche di terra, ma carico di passione. E ora non resta nulla. Solo cenere».
Trudu non ha  avuto il coraggio di tornare lì stamattina: «Non ce l’ho fatta. Sapere che chi lo ha fatto non ne ha tratto neppure un vantaggio, che è stato un gesto gratuito, senza logica, senza guadagno,  rende tutto ancora più assurdo. Mi resta soltanto il tempo. Il tempo per recuperare le forze, per ritrovare un po’ di fiducia, per ricostruire la mia piccola oasi». 

Si ripromette di farlo. E sprona la sua comunità: «Forza Serramanna». 

(Unioneonline/E.Fr.)

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