«Se la pioggia non arriva il primo sacrificio dovranno farlo gli agricoltori, ma il problema riguarda tutti i cittadini: anche le sorgenti che garantiscono l’acqua potabile stanno rimanendo a secco. Se continua così, alle restrizioni nei campi potrebbero seguire quelle nelle case. Ci auguriamo davvero che i prossimi giorni la pioggia possa cancellare queste tristi previsioni». Nelle parole di Gianluigi Loru, sindaco di Perdaxius, esponente della Coldiretti e da qualche settimana consigliere Provinciale con delega all’Agricoltura, tutta la preoccupazione che in questi giorni si respira nel Sulcis Iglesiente.

La situazione nell’invaso di Monte Pranu (Tratalias), ovvero quello che alimenta i campi del Sulcis, è da bollino rosso, con l’acqua che non arriva a 11 milioni di metri cubi. Una situazione che preoccupa tanto quanto quella che interessa il Nord Sardegna, già alle prese da ottobre con le restrizioni idriche. L’invaso del Bidighinzu è una distesa di fango, si cerca di pompare quel poco di acqua rimasta dalle scorte del Temo e dal Cuga. Il piano di razionamento ha costretto i sindaci di dieci paesi legati alle dighe Temo-Bidighinzu - Sorso, Sennori, Ittiri, Ossi, Thiesi, Tissi, Usini, Uri, Ploaghe, Bonorva, Macomer e Bosa – ad emanare un’ordinanza per attuare misure per risparmiare l’acqua potabile nell’uso domestico e a controllare l’efficienza degli impianti per evitare perdite, soprattutto nei casi di lunghi periodi di inutilizzo.

Ulteriori dettagli e approfondimenti negli articoli di Fabio Murru, Stefania Piredda e Mariangela Pala oggi in edicola e sull’app L’Unione Digital. 

© Riproduzione riservata