Tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, è il reato contestato nel processo concluso nel pomeriggio a Tempio per alcune vicende avvenute a Olbia e Loiri Porto San Paolo nel 2008.

Sono stati condannati a quattro anni e sei mesi di carcere, Giulio Melfi e Francesco Carta, di Nuoro, accusati di avere chiesto il “pizzo” a un impresario campano. I giudici del Tribunale di Tempio (collegio presieduto da Caterina Interlandi) hanno accolto le richieste del pm della Dda di Cagliari, Gilberto Ganassi.

Stando all’ipotesi della pubblica accusa il via libera per le minacce ai danni della vittima sarebbe arrivato da un presunto boss di Caserta, Giancarlo Di Sarno, che all’epoca dei fatti si trovava nel carcere di Nuoro. Il destinatario delle parole del boss, sempre secondo la Dda di Cagliari, è Giulio Melfi, anche lui campano.

I Carabinieri del Ros intercettarono una conversazione nel carcere di Nuoro durante la quale venivano date indicazioni su come fare pressione sulla vittima del racket. Prima vennero esplosi dei colpi d’arma da fuoco contro il cantiere e poi l’impresario campano ricevette telefonate minatorie.

Le due persone sotto accusa hanno sempre respinto le contestazioni.

L’avvocato Gianni Falchi, difensore di Carta, ha detto che l’uomo, giovanissimo all’epoca delle presunte minacce, è una persona con un lavoro e una famiglia, lontanissimo dalla descrizione che ne è stata fatta negli atti d’indagine. 

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