La Procura di Tempio (indagini coordinate dalla pm Claudia Manconi) ha disposto una consulenza tecnica (un accertamento non ripetibile) sul disastroso incendio che il 22 aprile ha distrutto il cantiere Nautica Acqua, a Olbia, causando danni per centinaia di milioni di euro. Dagli atti notificati in queste ore risultano cinque persone iscritte nel registro degli indagati. Si tratta di un atto dovuto per tutelare i soggetti coinvolti nella consulenza tecnica sul disastroso rogo, perizia che la pm Claudia Manconi affiderà all’ingegnere cagliaritano, Antonio Angelo Porcu e al collega di Genova, Federico Sommella.  

Gli indagati sono i titolari del cantiere di Cala Saccaia e i rappresentati di una prestigiosa azienda nautica olbiese. Il reato ipotizzato è incendio colposo. Il titolare del cantiere di Cala Saccaia, difeso dall’avvocato Stefano Oggiano, è chiamato in causa come responsabile legale del sito distrutto dalle fiamme (si parla di osservanza delle misure antincendio). Ma la Procura di Tempio sta valutando e approfondendo anche la circostanza dell’insorgenza del rogo da uno yacht costruito da una importante azienda di Olbia (il cui legale rappresentante è indagato). Deve essere accertato se eventuali “criticità” dell’imbarcazione (il poco che ne è restato è sotto sequestro) siano una causa o una concausa del rogo. Il riferimento è a eventuali problematiche di progettazione, realizzazione e manutenzione della barca che era all’interno del cantiere della Nautica Acqua. Nessun commento dalle difese, gli avvocati difensori Stefano Oggiano e Marco Petitta. 

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