Crisi idrica, Confartigianato Sardegna: «Colpite 6mila imprese, perdite d’acqua al 53%»
L’Isola al quarto posto tra le regioni più "sprecone". Sassari maglia nera con il 63,4% della dispersionePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Estrattivo, tessile, petrolchimico, farmaceutico, gomma e plastica, ceramica e cemento, carta e metallurgia: sono questi, in Sardegna, i settori che consumano più acqua, in un momento delicato in cui l'allarme siccità comincia a preoccupare imprese e cittadini. Proprio la scarsità d'acqua potrebbe influenzare l'attività di oltre 6mila imprese, con più di 20mila lavoratori, e di gran parte del sistema produttivo regionale. L'analisi è stata realizzata dall'Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sulle "Imprese idro-esigenti dell'Isola", che ha preso in esame il perimetro delle attività manifatturiere e di quelle dei servizi alla persona, in base all'indicatore Intensità d'uso dell'acqua di Istat del 2024, nell'intero territorio sono state rilevate 2.137 aziende, di cui 1.493 artigiane, attive nei 10 settori manifatturieri "water intensive" che consumano quasi il 36,3% delle risorse idriche isolane.
I primi 10 con una più elevata intensità di utilizzo dell'acqua sono – come detto – quello estrattivo con 21,7 litri utilizzati per euro di produzione venduta, seguito dal tessile (20,9 litri per euro), petrolchimica (17,5 litri per euro), farmaceutica (14,1 litri per euro), gomma e materie plastiche (12,4 litri per euro), vetro ceramica, cemento, ecc. (11,2 litri per euro) carta (10,1 litri per euro) e prodotti in metallo (7,4 litri per euro). In queste operano 11.904 addetti, di cui 3.998 artigiani. A queste attività vanno aggiunti i servizi alla persona (lavanderie, acconciatori, estetisti etc) che di fatto consumano per uso imprenditoriale acqua in quantità superiore ad una famiglia. In questo perimetro operano altre 4mila imprese con 8.500 addetti.
Sempre secondo l'analisi di Confartigianato, la Sardegna è al quarto posto tra le regioni più "sprecone d'acqua": Nell'Isola, ogni giorno, vengono immessi nelle reti 129 milioni di metri cubi di acqua (circa 424 a testa) e, pro capite, se ne perdono 224, equivalente al 52,8%, contro una media nazionale del 42,4%. La regione più sprecona è la Basilicata con il 65,5% di perdite, seguita dall'Abruzzo con il 62,5%. Quella più virtuosa è l'Emilia Romagna con solo il 29,7% di acqua che si perde. Tra i capoluoghi sardi a Sassari è record delle perdite con il 63,4% (11esimo posto in nazionale), seguito da Oristano con il 60,4% (14esimo), da Nuoro con il 55,1% (19esimo) e Cagliari con il 53,5% (25esimo). La città sarda più virtuosa è Carbonia con solo il 21,7% degli sprechi (90esima su 109).
«È il momento giusto per riflettere sulle azioni da compiere - dice Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna - e per continuare a programmare e progettare per non farci trovare impreparati anche nel futuro di fronte al sempre più probabile perdurare di assenza di precipitazioni. Per questo insistiamo - conclude Meloni - sulla necessità di investimenti per ridurre la dispersione della risorsa idrica a causa delle cattive condizioni delle infrastrutture».
(Unioneonline/v.f.)
